Confcommercio: Pil a pezzi per i trasporti
LIVORNO – Vogliamo crederci, ma crederci davvero, all’ottimismo della ragione? Luigi Merlo e Pasqualino Monti, ciascuno nel rispetto della propria fede politica ma accomunati dalla voglia di dare un senso all’Assoporti per troppo tempo inascoltata a Roma (e spesso anche dai propri associati) ci chiedono di credere che il nuovo rapporto di collaborazione con il nuovo governo potrà funzionare. E noi proviamo a dar loro fiducia.
[hidepost]Del resto, la fiducia serve, anzi è l’ultima arma possibile prima di una incombente e definitiva disperazione. Perché a scorrere il recente rapporto di Confcommercio su “Accessibilità, trasporti e mobilità in Italia” potremmo tranquillamente metterci a piangere e a consegnare (a chi?) le chiavi del Paese.
Confcommercio parte da un dato: tra il 2000 e il 2012 la “politica del non fare” nel campo dei trasporti è costata all’Italia 24 miliardi di prodotto interno lordo. Sangalli, presidente di Confcommercio, è stato caustico: “E’ vero che nel 2012 l’accessibilità dei territori italiani è leggermente migliorata rispetto al 2010 – ha detto con sarcasmo – ma solo come conseguenza della crisi che ha ridotto i traffici e le attività economiche; e non certo per l’adozione di misure efficaci in materia di trasporti, infrastrutture e logistica”.
Secondo l’elaborazione dell’ufficio studi di Confcommercio, se l’Italia avesse adottato politiche di miglioramento dell’accessibilità anche dal mare sulla base dei provvedimenti presi per i trasporti dalla Germania “l’incremento del Pil italiano sarebbe stato complessivamente di 120 miliardi di euro”. E se anche ci si fosse limitati ad azzerare gli enormi squilibri tra nord e sud in fatto di trasporti, “il prodotto interno lordo oggi sarebbe più elevato di 48 miliardi di euro”.
Come si vede, non si parla di spiccioli. E sul piano strettamente normativo va ancora peggio. “Perdurano da anni – si legge nel rapporto – mancanza di misure di programmazione e regolazione come le mancate riforme sugli assetti portuali, sugli interporti e le piattaforme logistiche, sul trasporto pubblico locale e cargo…(omissis) oltre alla mancata approvazione degli aggiornamenti del piano nazionale della logistica e la mancata implementazione su tutto il territorio nazionale dello sportello unico della dogana”.
Il rapporto si dilunga; e gronda lacrime e sangue. Ci torneremo sopra, anche se conviene “digerirlo” a piccole dosi per non essere definitivamente travolti dallo sconforto. Chiudiamo con una tabella sulle “incompiute dei trasporti”, con i relativi tempi di attesa per le tanto attese riforme. Della serie: la riforma della legge 84/94 sui porti è attesa da 19 anni, quella degli interporti da 23 anni, lo sportello unico doganale da 10 anni (con la nota che si è avviata la sperimentazione solo a Civitavecchia e Ravenna), il nuovo piano della logistica da 7 anni. Eccetera.
Basterà la buona volontà di Lupi e del nuovo governo o bisogna sperare nei Miracoli Celesti?
A.F.
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