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Trasportounito, appello a Renzi

Maurizio Longo

ROMA – In una lettera aperta al presidente del consiglio Matteo Renzi, il segretario generale di Trasportounito Maurizio Longo ha affrontato le problematiche della rappresentativa dell’associazione e più in generale i problemi della categoria.
“Trasportounito, è una giovane associazione nazionale – ha scritto Longo – sorta grazie all’intraprendenza di numerosi imprenditori, è l’unica associazione autonoma di rappresentanza dell’autotrasporto (non aderente a Confederazioni), in forte ed indubbia crescita, e forse per questo considerata “scomoda” dalle associazioni storiche. Nonostante Trasportounito si posizioni al quarto posto nella classifica della rappresentanza italiana, e nonostante abbia i requisiti pari al quadruplo del numero minimo delle imprese richieste, a circa il doppio del numero delle associazioni territoriali, e pari a 40 volte il minino del tonnellaggio minimo da rappresentare, ha ricevuto comunicazione ufficiale dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti della esclusione dal Comitato Centrale dell’Albo dell’Autotrasporto, rispetto al quale tutte le imprese sono obbligate ad iscriversi e a versare i contributi annuali: tutto questo semplicemente perché non risulta parte del Cnel, né in modo diretto né mediante l’aggregazione a qualche confederazione.
[hidepost]”Contro questa esclusione che rischia – continua la nota di Longo – di discriminare le imprese che aderiscono alla nostra organizzazione, rispetto a quelle “integrate” nel sistema, utilizzeremo tutti gli strumenti possibili sia nazionali che comunitari, sia sindacali che giudiziari, per dire basta a tutte quelle logiche esclusive e restrittive che hanno culturalmente ed economicamente annientato il Paese. Ma, in un momento, come quello attuale, di inevitabile ripensamento critico sull’onere che la burocrazia impone sul paese reale, in un momento in cui la Sua Presidenza sta accendendo i riflettori proprio su strutture inutili e costose come l’Albo (diventata una centrale di distribuzione di favori per una ristretta lobby di associazioni gradite) e il Cnel, le poniamo con urgenza un’interrogativo: devono ancora esistere strutture che costano alla collettività circa 40 milioni di euro e che, per la parte dell’Albo, incidono sui costi delle imprese di autotrasporto per circa 8 milioni di euro? Devono esistere strutture che funzionano solo come erogatori pubblici di favori e consulenze? Oppure devono chiudere immediatamente?
“Giustamente si chiederà perché alziamo la voce solo oggi – scrive Longo – che ci è stata comunicata l’esclusione dall’Albo? In primis perché questa esclusione suona tanto come una discriminazione con riflessi di costituzionalità a dir poco dubbi. Quindi perché comunque allo stato attuale non essere iscritti all’Albo condanna le imprese, e sono tante, che già subiscono ai limiti della sopravvivenza le conseguenze della crisi, a un’ulteriore penalizzazione sul mercato. Tenendo presente che in Italia è vigente il Registro Elettronico Nazionale (REN), imposto dall’Europa, che obbliga all’iscrizione tutte le imprese di autotrasporto in esercizio e che pertanto il nostro è l’unico paese al mondo in cui una impresa deve iscriversi a TRE registri: Camera di Commercio, Albo degli autotrasportatori e Registro Elettronico.
“Trasportounito da tempo si è connotato come unica voce critica proprio sul funzionamento dell’Albo ponendo la sua abolizione fra le priorità delle rivendicazioni condotte anche in occasione delle recentissime contestazioni della categoria.
“Oggi ci rivolgiamo a Lei, perché la sopravvivenza di questi organismi, di un Cnel che eroga stipendi e gettoni per non produrre nulla, non solo è anacronistica, è profondamente immorale in un paese chiamato ogni giorno a sacrifici sempre più pesanti. In attesa della riforma costituzionale i consiglieri del Cnel dovrebbero dimettersi: da anni il consiglio nazionale dell’economia e del lavoro non rappresenta più né l’aggregazione del mondo del lavoro né, tanto meno, il luogo di raccolta delle istanze per l’approfondimento e la sintesi delle esigenze economiche del paese. Il Cnel è un fallimento a cielo aperto testimoniato dal risicato prodotto di ricerca: 4 “indagini” tra il 2007 e il 2012, appena 11 tra “relazioni” e “ricerche” negli ultimi tre anni (una verte sulla “Diffusione della mobilità su bicicletta e l’attuazione del progetto Tandem”).
“Per ora a noi spetta il difficile compito di comunicare ai nostri imprenditori dell’autotrasporto ed ai loro dipendenti, quelli che realmente si spezzano la schiena sulle autostrade e che garantiscono il trasporto dell’80% delle merci che circolano nel nostro paese, che devono pagare, mantenere e garantire l’esistenza di un sistema parassitario e autoreferente; un sistema in grado di discriminare e determinare l’emarginazione di centinaia di associazioni di rappresentanza, non solo nell’autotrasporto, sorte negli ultimi anni per costruire quei riferimenti sociali, locali e nazionali, che sembra non esistano più.”

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Pubblicato il
26 Marzo 2014

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