Per Venezia, dragaggi, informatizzazione e strategie avanzate

Piero Pellizzari
VENEZIA – Una città considerata giustamente valore dell’umanità, un porto che ha visto la Serenissima padrona del Mediterraneo Centro-Orientale, un’imprenditoria marittima alle prese con i problemi della trasformazione epocale della logistica: tutto questo ed altro ancora – dall’influenza del Mo.S.E. sui traffici alla Gestione del Comitato dell’AdSP – è alla base della nostra intervista all’ammiraglio ispettore Piero Pellizzari, direttore marittimo del Veneto e tra i più brillanti ufficiali del Corpo. Lo ringraziamo per la disponibilità e la chiarezza.
Ammiraglio, la Direzione Marittima che lei regge è tra le più interessate al rilancio post-Covid sia per le crociere a Venezia, sia per la funzionalità piena del Mo.S.E., sia in particolare per lo sviluppo di Marghera come scalo multipurpose. Può sintetizzare lo stato dell’arte dei tre temi suddetti?
A Venezia la situazione epidemiologica ha causato, nello scorso 2020, soprattutto gravi ripercussioni sui traffici crocieristici, con una situazione di progressiva cancellazione delle toccate e di conseguente quasi totale inattività della stazione marittima. Al contrario il porto commerciale di Marghera in virtù della sua capacità di lavorare diverse tipologie di merci ha dimostrato grande resilienza ed è ripartito in questi ultimi mesi con ottimi numeri.
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Nell’attesa che dia i suoi frutti il bando-concorso d’idee sulla individuazione di un sito di attracco fuori della laguna, ai sensi del Decreto Legge n. 45/ 2021 di recente convertito in Legge, l’attenzione del traffico crocieristico è da tempo rivolta all’ipotesi di utilizzo di “ormeggi diffusi” presso il porto di Marghera, con specifico riguardo ai Terminal TIV e VECON; tale processo si è interrotto a causa del Covid e dell’impossibilità di svolgere i dovuti controlli sanitari su banchine non attrezzate. Parallelamente è partita la gara per la progettazione degli interventi di riqualificazione, da parte dell’Autorità di Sistema Portuale, della banchina Nord del canale industriale Nord di Marghera.
Per quanto riguarda lo storico avvio del Sistema Mo.S.E., il sollevamento contemporaneo delle barriere mobili installate presso le bocche di porto di Chioggia, Malamocco e Lido, comporta l’isolamento totale della Laguna dal mare. Tale Sistema rende il porto di Venezia, e quello di Chioggia, ad accesso regolato. Diventa pertanto centrale la gestione dell’avvicinamento delle navi alle bocche in entrata/uscita che deve contemperare, da un lato, l’esigenza di salvaguardia dalle acque alte la città e la sua laguna, in una con la migliore funzionalità dei traffici portuali, in un quadro di sostanziale garanzia della sicurezza della navigazione. E ciò tenendo in debito conto che la navigazione nelle acque interne lagunari, diversamente da quella nei porti tradizionali, comporta notevole dispendio temporale (2-3 ore) in quanto le banchine si collocano all’interno di un sistema ramificato di canali appositamente manutenuti.
Per questi motivi è stata messa in campo un’apposita struttura presso la Sala operativa della Guardia Costiera – Centro Vessel Traffic System (V.T.S.), con il compito di ridurre al minimo i tempi di attesa dei vettori in ingresso/uscita dal porto, monitorandone il loro approccio, utilizzando al meglio i fondamentali servizi tecnico nautici sulla base di una procedura operativa concordata con le Istituzioni coinvolte ed il cluster portuale.
Un aiuto obiettivo all’accessibilità nautica potrà giungere dalla sicura percorribilità delle “conche di navigazione” presenti alla Bocca di porto di Malamocco e di Chioggia, che potranno consentire il passaggio di navi anche durante il sollevamento delle barriere del Mo.S.E., separando le esigenze dell’operatività portuale da quelle della salvaguardia di Venezia.
In aggiunta, al fine di raggiungere l’obiettivo di medio/lungo termine concernente l’accessibilità nautica del porto h 24 sottolineo l’importanza, quali elementi imprescindibili, della manutenzione dei fondali, ed il progressivo adeguamento infrastrutturale/tecnologico dei compendi portuali che faccia capo ad una capillare rete di sensori, di supporto all’attività di pilotaggio e di monitoraggio del traffico portuale.
L’AdSP ha finalmente un presidente e un Comitato di Gestione, di cui lei fa parte per diritto in qualità di Direttore Marittimo. Perché un commissariamento così lungo? Su quali temi la comunità portuale si è trovata tanto divisa?
Le ragioni del contendere sono note; le reciproche posizioni in seno al Comitato sono già state ampiamente riportate sui giornali locali e mi si consenta, appartengono al passato. Dobbiamo guardare avanti e lavorare per il futuro del porto. Aggiungo solo che la Comunità portuale non si è mai trovata divisa ed ha al contrario costituito importante stimolo per una rapida risoluzione dei problemi che riguardano questo sorgitore. Su tutti: il tema dei dragaggi manutentivi. Tema sul quale l’Autorita` Marittima ha sempre avuto una posizione forte, di garanzia, perché attiene alla sicurezza della navigazione. Aggiungo infine la necessità per i terminal di aver assicurata nel corso del tempo una quota certa dei fondali ai fini della programmazione dei traffici.
Pertanto opererò fianco a fianco al presidente Di Blasio affinche emerga in seno al Comitato un lavoro proficuo con Regione Veneto e Comune di Venezia, specie nelle scelte strategiche, per le quali vanno ricercate soluzioni di sintesi degli interessi pubblici coinvolti, con attenzione alla sostenibilità, ed un orecchio attento a tutte le posizioni, purché non ideologiche.
Venezia e le sue opportunità anche per il diporto sono state evidenziate dal recente Salone Nautico in Arsenale. L’Italia è tra i primi costruttori al mondo per i grandi yacht ma soffre ancora nella piccola nautica anche per eccesso di burocrazia: la zattera sui gommoni, gli esami fasulli per il VHF, le fasce di navigazione. Alle Capitanerie poi si imputa il disagio di una informatizzazione dei registri ancora in corso, con i sistemi delle varie direzioni che non colloquiano tra loro…
Venezia ha dimostrato quale grande polo attrattivo possa essere anche per l’industria del diporto nautico; il grande successo del Salone Nautico è la riprova della centralità veneziana in tutti i temi legati agli usi produttivi del mare. Uno dei temi (a me molto caro) ancora una volta emerso nel corso delle numerose tavole rotonde tenutesi è stato quello della digitalizzazione e della propedeutica semplificazione dei processi legati al mondo della nautica da diporto. Nel proprio ruolo di terminale periferico dell’Amministrazione marittima assicuro che le capitanerie fanno il massimo con le risorse disponibili.
Il PNRR ed i progetti di digitalizzazione in atto a livello centrale forniranno, sono certo, un ulteriore concreto impulso al fine di disporre in ogni area amministrativa, compreso il diporto, di sistemi user friendly il più possibili vicini all’utenza.
Per quanto riguarda l’informatizzazione dei registri navali, la piena operatività del Sistema telematico centrale della nautica da diporto costituisce un obiettivo di fondamentale importanza per il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili ed il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, per il quale gli Uffici periferici stanno lavorando alacremente al fine di raggiungere nei tempi prefissati il popolamento dell’Archivio telematico centrale delle unità da diporto.
Ammiraglio, tornando all’AdSP, possibile che il ruolo delle Capitanerie sia così marginale nel Comitato di Gestione da creare spesso conflitti di competenza se non peggio? Non è possibile modificare in senso realistico la norma?
In tutta franchezza non vedo questo accadere a Venezia dove ritengo il ruolo della locale AdSP e dell’A.M. sia ben chiaro e senza invasioni di campo. Il ruolo delle Capitanerie nell’attuale modello di gestione dei porti è prevalentemente di tipo specialistico, ossia attinente alla propria funzione istituzionale di garante della sicurezza del traffico portuale. Le particolari problematiche che le Amministrazioni affrontano quotidianamente offrono continue occasioni di confronti e di chiarimenti tra le parti, che ovviamente sono superabili attraverso un leale rapporto di collaborazione al quale, personalmente, non mi sono mai sottratto.
Sulla base di ciò, sebbene tutto sia migliorabile, ritengo che l’odierno assetto normativo fornisca agli attori istituzionali in gioco gli strumenti necessari per l’esercizio della funzione di governo del porto.
A.F.
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