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I costi della logistica di guerra

Andrea Monti

GUASTICCE – Un termometro che non lascia dubbi, quello che la SOGESE, della famiglia Monti tiene costantemente sotto l’ascella della logistica internazionale: perché lavorare con il noleggio e la vendita dei container per il trasporto intermodale significa essere nel cuore della globalizzazione. E se caro energia e guerra impattano sulla logistica globalizzata, sono guai.

Ne parliamo con Andrea Monti, contitolare con la famiglia dell’azienda che ha base nell’interporto Vespucci.

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Fino a che punto sono guai oggi, con questo doppio problema della guerra e del caro energia?

“Stiamo registrando due tipi di impatto: quello del caro carburanti, che con il gasolio alle stelle sta buttando all’aria molti contratti di delivery, con la conseguenza che le consegne ritardano o si fermano in attesa di essere rinegoziate; e quello della guerra, che sta letteralmente gelando l’economia dell’intera Europa, con l’altra conseguenza che molte imprese stanno alla finestra sperando che passi presto la tempesta, di fatto frenando gli investimenti”.

In sostanza, sembra di capire che mentre in Europa c’è una gelata, in Asia e in America la guerra crea meno problemi…

“Dal punto di vista delle conseguenze dirette sull’economia, ad oggi sembrerebbe così, almeno per alcuni paesi. Noi siamo in rapporto con imprese cinesi che al momento non hanno risentito della guerra se non per le difficoltà del trasporto ferroviario verso i mercati europei, trasporto che non può più attraversare gli hub Ucraini ed è stato deviato in altri paesi CIS. C’è invece il blocco totale dei clienti russi per le sanzioni e questo ci colpisce limitatamente ai rapporti che avevamo con queste imprese. Come temiamo ci colpiscano le sanzioni che la Russia sta imponendo ai paesi europei per rivalsa. È chiaro che non è un momento facile perché la globalizzazione ha bisogno di stabilità geopolitica”.

Ci risulta che per lo meno ci sia un certo calo nel costo dei contenitori, che per voi è materia prima importante.

“È vero, dall’inizio di marzo abbiamo registrato un calo del costo delle nuove produzioni con picchi intorno al 10% mentre l’usato si mantiene perlopiù su prezzi stabili, soprattutto in Italia, ad indicare che la disponibilità di usato è sempre più o meno bilanciata sulla domanda. Molti analisti ritengono che i prezzi possano ripiegare ulteriormente ma personalmente non credo che ciò possa avvenire nel breve: i costi delle materie prime sono sempre storicamente molto alti e il Covid costringe ancora molte zone produttive Cinese al lockdown, di fatto ricreando le basi per un nuovo aumento dei prezzi”.

Qualcuno sta scommettendo sulle commesse militari anche nel vostro campo.

“È vero che stanno aumentando, come quelle delle organizzazioni che si occupano di assistere i profughi. Dall’Ucraina e dai paesi vicini arriverebbero ordini significativi nel campo dei container adattati a ospitare e assistere i profughi, ma c’è il grosso problema della garanzia dei pagamenti, che sempre caratterizza i tempi di crisi: e il costo del trasporto, almeno per quanto riguarda la tratta italiana con il gasolio a livelli spropositati. Aggiungo che se il governo non interviene tagliando l’IVA e le accise, si prospetta un bagno di sangue per la nostra logistica”.

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Pubblicato il
19 Marzo 2022

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