Porti e sicurezza, sempre più timori

ROMA – La partita di equilibri geopolitici sempre più delicati e fragili, nonché della sicurezza dell’interscambio mondiale, si gioca sul mare e nei porti. Lo si è visto anche nei giorni scorsi con il sequestro in Mar Rosso da parte di un commando yemenita calatosi da un elicottero, di una nave giapponese sospettata di essere israeliana.  Secondo 👤 Alessandro Santi, presidente della Federazione Italiana Agenti e Mediatori Marittimi, il caso fa scattare più di un segnale di allarme. 🗣️ “E il Mediterraneo “allargato” al Mar Nero – ha detto – ma anche all’immediato oltre Suez, nel momento in cui è tornato a essere baricentrico per i traffici marittimi, sta riconquistando anche lo sgradevole primato dei pericoli derivanti da uno spostamento sul mare dei conflitti e del rischio terrorismo”.

🗣️ “È colpevole ignorarlo: l’Italia, con i suoi 8500 km di coste e una rete di decine di porti vitali nel Mediterraneo, alla ricerca dell’identità marittima persa da troppo tempo, ma anche di una nuova strategia per rafforzare la sua portualità – prosegue Santi – si trova oggi ad affrontare anche sfide per la garanzia della resilienza delle catene di approvvigionamento e di difesa del commercio marittimo che richiedono risposte strategiche immediate in un Mediterraneo a dir poco inquieto.”

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Quello della nave sequestrata dai ribelli dello Yemen, non è un caso isolato.

Sempre nel Corno d’Africa, il primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali è alla ricerca di un accesso al Mar Rosso: una mossa che potrebbe innescare ulteriori conflitti in una regione già fragile, ma essenziale per le rotte commerciali internazionali.

In Mediterraneo la presenza russa è sempre più preponderante con una strategia che prevede l’estensione della sua influenza militare nell’est della Libia, potenzialmente nel porto di Tobruk, mirando all’apertura di una base navale che potrebbe rivelarsi strategica per il controllo del Mediterraneo.

Infine le tensioni nel Mar Nero, squassato dal conflitto tra Ucraina e Russia, con ripercussioni significative sui traffici marittimi internazionali di cereali e petrolio qui concentrati; e quelle sulla costa nella quale si affacciano Libano, Israele e Gaza ormai caratterizzate dalla presenza crescente di navi militari.

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