SIN Livorno c’è il decreto per i SIR
ROMA – E’ in data 10 dicembre, ma con le feste di fine anno di fatto è arrivato solo da pochi giorni, il decreto del ministero dell’Ambiente sulla “adozione finale delle determinazioni della conferenza dei servizi relativa ai SIN di Livorno”.
Nella sostanza, a firma del direttore generale Maurizio Pernice il decreto dell’Ambiente approva e rende definitivo il passaggio di competenze dei siti di interesse nazionale del porto di Livorno alla Regione Toscana. Vi si legge che rimangono di competenza nazionale (SIN) le aree marine costiere esterne al porto e quelle relative all’Enel e all’Eni (raffineria di Stagno), anche se nel testo del rapporto della conferenza dei servizi Stato-Regione dello scorso ottobre (testo considerato integrante del decreto dell’Ambiente) si legge che “le aree a terra limitrofe alla raffineria ENI secondo gli enti locali sono state via via occupate a partire dagli anni 50 dalle aziende con attività per lo più non impattanti, essenzialmente di tipo agricolo e quelle usate come aree logistiche erano completamente pavimentate”.
[hidepost]Un sostanziale distinguo che quindi ha “salvato” dal rimanere nel SIN tutte le aree oggi utilizzate intorno alla raffineria anche come deposito di auto nuove.
C’è tuttavia un passaggio, sempre nel testo dell’accordo richiamato dal decreto dell’Ambiente, che limita di molto – secondo alcuni osservatori – le speranze di vedere le normative dei SIR più “leggere” di quelle dei SIN. Per le porzioni di aree sia a terra che a mare che passano ai SIR – scrive l’accordo – “la disciplina relativa alle bonifiche ha per oggetto le matrici suolo, sottosuolo e acque sotterranee. Quindi, prima di riperimetrare, occorre che per le matrici sedimenti marini e acque marine non sussistano problematiche di contaminazione”. In sostanza: altre tornate di prelievi, caratterizzazioni, verifiche? E in altro punto: “la matrice delle acque sotterranee nei pressi dell’ENI andrà trattata unitariamente da Regione e Ministero. Altre complicazioni?
Cosa concludere? Se è vero, come si sostiene, che il passaggio di molte aree del porto (sia a terra che a mare) alla disciplina del SIR sarà un vantaggio perché avvicinerà al porto la burocrazia dei controlli e dei permessi, pare anche vero che il tutto dipenderà dal “modus”, ovvero da come si comporteranno gli uffici regionali. Ad oggi, prove di eccezionale velocità ed efficienza se ne sono viste poche. Ma sperare è lecito: e nel nostro caso, è addirittura indispensabile.
Antonio Fulvi
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