Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

La grande enorme sfida di “Raccordo”

PIOMBINO – A voler essere cattivi – e qualche volta è necessario – si potrebbe citare l’antico proverbio, secondo il quale anche le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni.
[hidepost]Ovvero: il grande progetto “Raccordo” (Rail access from coast to corridor) per enfatizzare l’utilizzo del cargo ferroviario nell’area logistica tra Livorno e Piombino con il corridoio scandinavo, è uno splendido insieme di intenzioni, ma che cozza con una altrettanto grande incognita: che interesse ha davvero l’azienda FS a svilupparlo? E in subordinata ipotesi: l’Italia ha le normative necessarie perché a fronte di un’eventuale “tiepidità” di FS a operare secondo “Raccordo” sia lasciata libertà di surroga a concorrenti privati, nazionali ed europei?
Entriamo in un campo, ne sono consapevole, irto di interrogativi e di incertezze. La dottrina ci dice da decenni che sulle grandi percorrenze e con grandi masse di merci uniformi (contenitori, automobili, cisterne, eccetera) il treno è nettamente più economico del Tir, se non ha rotture di carico. Quindi il tema “Raccordo” ha terreno facile se si tratta di vedere il sistema portuale Livorno-Piombino come specializzato (o da specializzare) per queste tipologie di merci. La dottrina ci dice anche – sempre da decenni – che sulle piccole e medie distanze, e dove le merci da far uscire dai porti (o da indirizzare sui porti) sono piccole partite, la ferrovia è nettamente meno competitiva, anzi non lo è affatto. Per di più in un paese la cui conformazione geografica è come la nostra, complicata da dorsali e centri di produzione spesso incassati dentro le città o in località impervie: dove il Tir alla fine arriva sempre, mentre la ferrovia non può avere un raccordo dedicato per ogni azienda o addirittura ogni città o interporto.
Tutto questo vuol dire che puntare su uno sviluppo ferroviario importante per raccordare il sistema logistico Livorno-Piombino può apparire poco più di una buona intenzione? Assolutamente no. Vuol solo dire – ed è importante non dimenticarlo – che essere inseriti nel corridoio strategico tra i due porti in questione e il nord Europa fino alla Scandinavia significa avere una nuova e importante opportunità per sviluppare grandi volumi di traffico su comparti omogenei (come citavamo: contenitori, automobili, casseforma, etc.) ma con due imperativi: quello che il servizio ferroviario si possa (e si voglia) sviluppare senza rotture di carico e in tempi concorrenziali con quelli del servizio su gomma; e quello che la rete integrativa su breve distanza (“scavalco” livornese, raccordi tra banchine e rete nazionale, binari dedicati sugli interporti e retroporti) venga fatta funzionare con criteri privatistici, a costi e tempi non da servizio statale di vecchia (e purtroppo, spesso anche attuale) maniera.
Ce la faranno i nostri eroi di “Raccordo” a imporre in tempi non storici tutto questo? La sfida è aperta. Ed è una grande, appassionante sfida.
Antonio Fulvi

[/hidepost]

Pubblicato il
18 Aprile 2015

Potrebbe interessarti

La vendetta e il perdono

Dunque, la solidarietà del presidente della Toscana con Luciano Guerrieri è durata, in ossequio agli ordini di partito, l’espace d’un matin, come dicono i francesi. Anche Giani, che aveva giurato di difendere Luciano alla...

Leggi ancora

Riforma e porti in vendita

Come volevasi dimostrare: le indicazioni (attenti: sono nomi proposti, non ancora promossi ufficialmente) per i nuovi presidentI di Autorità di Sistema Portuale (AdSP), peraltro significative sul metodo, hanno sturato il vaso di Pandora. Tutti...

Leggi ancora

So che sanno che sappiamo

Niente paura, il gioco di parole del titolo non riguarda voi lettori. Vorrebbe essere, appunto, un gioco rivolto chi continua a ritardare l’attesissima e indispensabile riforma portuale, con annessi e connessi. Sia chiaro che...

Leggi ancora

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora