I traffici nel Mediterraneo una ricchezza in crescita
Le conclusioni di uno studio di Srm Intesa Sanpaolo con le proiezioni nei prossimi due anni – Le Autostrade del mare e gli investimenti nei porti
NAPOLI – La sfera di cristallo non ce l’ha nemmeno il più aggiornato istituto di ricerca. Ma il recente rapporto di Srm Intesa Sanpaolo su “Relazioni economiche tra Italia e Mediterraneo”, aggiornato al 2015, sottolinea alcuni indirizzi di sviluppo dei traffici che possono essere utili in tempi di grandi incertezze sia politiche, sia economiche, sia anche di security. Con l’offensiva terroristica che rischia di interferire anche con la logistica dell’intera Europa.
[hidepost]L’area Med – sottolinea il rapporto – rappresenta la più grande ed attuale opportunità per l’Italia specie per il suo Meridione. E fornisce un dato: dopo il calo dei traffici tra il 2012 e il 2014 (crisi libica e crisi del petrolio) l’interscambio tra l’Italia e l’area Med quest’anno è ripartito e l’aumento diventerà consistente nel 2017 e nel 2017, con previsioni per 56,6 miliardi di valore. Se è vero che una parte consistente è costituita ancora dai prodotti energetici – continua il rapporto – è anche vero che per quelli non energetici nel 2014 c’è stato un incremento del 70,8% rispetto ai dati del 2011. In particolare in questi tre anni l’export dall’Italia è più che raddoppiato. Più di quanto hanno fatto Germania e Francia, nostri principali competitors. Da sottolineare anche che il valore globale dell’interscambio tra l’Italia e l’area Med è secondo solo a quello con l’intera Ue. Non si tratta dunque di elementi marginali.
In questo quadro, l’importanza delle Autostrade del mare continua ad essere determinante: anzi, è in crescita, perché la stessa Ue spinge per un allargamento del concetto anche tra paesi del bacino non necessariamente dell’Unione. L’hanno ben capito armatori come Grimaldi, che rischiando grosso in tempi di security vacillante ha spinto e continua a spingere in suoi collegamenti attraverso tutto il Mediterraneo. E c’è chi si interroga, non solo in chiave teorica, quanto siano importanti oggi i grandi investimenti pubblici nel settore dei containers rispetto alle quote di traffico ro/ro che determinano la crescita dell’intera filiera del “trade” nei porti e nella catena logistica.
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