Miracolo Italia 2021 secondo l’OCSE cresciamo del 4,1%

ROMA – Prendiamola come un’iniezione di ottimismo: mai come di questi tempi necessario. Secondo il rapporto dell’OCSE (l’Organizzazione Europea per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) l’Italia quest’anno sta riprendendo a crescere con una previsione di un +4,1% del PIL dopo la disastrosa caduta (-8,9%) dell’anno 2020. Sempre secondo l’OCSE chi farà più fatica quest’anno nella UE è la Germania con una previsione di un misero +3,0% (però l’anno scorso era calata solo del 5,3%). Per un confronto più allargato, l’anno scorso nella UE aveva fatto peggio dell’Italia solo la Gran Bretagna con un -9,9% (quest’anno è fuori classifica, ma dovrebbe comunque riprendersi bene con una previsione del +5,1%). Per l’area Euro il 2021 dovrebbe segnare una media del +3,9% e sopra la media suddetta risulteremmo solo noi e la Francia.

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A far da motore della ripresa, secondo le interpretazioni del rapporto OCSE da parte di Nomisma (commento del capo economista dottor Lucio Poma) sono in particolare le piccole e medie imprese italiane, che – quelle sopravvissute – si sono disperatamente buttate sull’export, consapevoli della propria qualità nella manifattura. Infatti l’export è cresciuto e sta crescendo, dando ossigeno quindi anche al settore della logistica, in particolare quella ferroviaria internazionale e quella marittima. L’aumento dei prezzi delle materie prime – greggio in particolare – non aiuta, ma sotto altri aspetti dà invece una mano a chi è capace di differenziare le scelte ecologiche dei carburanti alternativi, GNL in testa. Una certa ripresa si è vista anche nella manutenzione degli immobili pubblici e privati: a conferma che è stato azzeccato il famoso 110% per l’edilizia, sia pure con i (soliti) tempi lunghi e stressanti della burocrazia. Non ripartono ancora invece i grandi lavori, nemmeno quelli definiti urgenti per i quali i governi avevano già nominato raffiche di commissari: i quali se ne stanno con le mani in mano, aspettando Godot. Si distinguono ferrovie FS, che investe e realizza, e i più dinamici armatori privati, che stanno rinnovando le flotte all’insegna dell’ecologia ma anche della funzionalità, come le “Eco” di Grimaldi.

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È il clima di generale incertezza sulle scelte del governo a mantenere ancora sul chi vive gli italiani. L’impressione è che “si tiri a campare” come si dice a Roma. Il che – lo faceva presente con il solito cinismo ironico Giulio Andreotti “è pur sempre meglio del tirare le cuoia”. Purtroppo c’è chi le cuoia le ha tirate, per il Covid o per l’incapacità di tenere duro della propria azienda. Ma chi è sopravvissuto è in un qualche modo vaccinato: e secondo l’OCSE dovrebbe aver superato la fase critica dell’economia. Crediamoci, fa bene allo spirito.

Che l’incertezza comunque sia ancora lo stato d’animo più diffuso lo confermano i depositi di valuta sui conti correnti: nel 2020 chi ha potuto ha messo da parte il gruzzoletto, come la riserva strategica delle formiche durante la cattiva stagione. Morale: le banche ben gestite hanno liquido abbondante. E tuttavia, ammaestrate da un recente passato in cui agivano da cicale, concedono solo con oculatezza. Tra le preoccupazioni della gente c’è quella che questo patrimonio di liquido nelle banche attiri l’occhio rapace del Fisco, con qualche blitz tipo quello famigerato del governo Amato anni fa. Altro timore, l’altrettanto famigerata patrimoniale, che colpirebbe nel cuore i risparmi di generazioni investiti nel mattone. Diceva a fine ‘800 l’umorista americano Mark Twain che “quando il governo promette un rilancio dell’economia io corro a nascondere il portafoglio”. Cambiano i tempi, ma non le paure.

A.F.

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