LIVORNO – Dieci giorni di sciopero dei lavoratori nel porto labronico e una ricaduta pesante, anzi pesantissima, sia sui traffici che sugli stessi lavoratori.
😞🤬😠 Difficile, credetemi, fare il punto con totale obiettività. 😞🤬😠
La manifestazione di giovedì scorso a chiusura dell’agitazione, con tanto di presidio davanti a Palazzo Rosciano, si è chiusa con l’amaro in bocca per tutti:
- lavoratori, che hanno visto ridursi il già magro salario,
- sindacati che non hanno raggiunto gli scopi prefissati,
- aziende e armatori che hanno dovuto rendersi conto di uno stato di disagio locale profondo e in buona parte anche giustificato.
Tra le tante realtà sottolineate mentre le navi andavano altrove – a Civitavecchia e Gioia Tauro le car carriers, a La Spezia e Genova altre – c’è quella che forse è una delle origini del malessere: ovvero che le tariffe del porto di Livorno sono dal 20 al 25 per cento inferiori a quelle della media nazionale, mentre la produttività rimane nella media.
Da elemento di richiamo, questo tema delle tariffe si è scaricato anche sui lavoratori.
E se ha poco senso il gioco al massacro sul salario minimo da rivedere – problema questo che è nazionale e non certo da affrontare solo a Livorno – il tema delle tariffe in rapporto alla produttività forse dovrebbe essere meglio impostato.
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