Tra Carenaggi e i “memento” di Angelo Roma
LIVORNO – Ovvia, non esageriamo: non siamo a una nuova battaglia della Meloria, con i genovesi che fanno polpette dei livornesi (novelli pisani, oibò!) per la conquista della supremazia sul nostro mare. Gallanti vuol completare la nutrita pattuglia della Lanterna con l’aggiunta di Sandro Carena?
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Secondo “Il Secolo XIX” di tre giorni fa, la scelta è cosa fatta, va solo fatta ingoiare ai livornesi. Voci di prora sussurrano che si profilerebbe il solito compromesso: con la catalessi estiva che porta calma, alla ripresa Carena arriverebbe non come segretario generale ma come capo di gabinetto (o simile) a tempo, in attesa che si liberi il posto in organico del pensionando Michenzi. Nessuno a questo punto – tantomeno il sindacato interno, che pare non abbia molta audience con il presidente – potrebbe impedirlo. Riuniti Bibì e Bibò – come a Genova qualcuno chiamava i due – rimane il rebus del segretario generale, sul quale anche le istituzioni labroniche hanno fatto diga. Però Gallanti pare che Federico Barbera proprio non lo voglia digerire e le candidature alternative (Francesco Semino o Angelo Roma) non hanno fatto ad oggi molta breccia (Roma si è più volte auto-escluso, ultimamente anche con dichiarato fastidio). Staremo a vedere.
Più articolate e profonde sono invece le problematiche che proprio Angelo Roma, da trent’anni e più referente di Zim sul porto labronico, ha posto proprio a Gallanti sul piano del “Porto che vorrei”. Il comandante Roma ha un difetto: parla chiaro, non usa perifrasi, e in particolare dice le stesse cose da tempo, senza cambiare musica a seconda del pubblico. Nella lettera aperta che ha inviato in questi giorni a Gallanti ripete un concetto fondamentale: le esercitazioni teoriche sono anche utili, ma solo se accompagnate da provvedimenti concreti nell’immediato che pongano rimedio a problemi che stanno decretando il decadimento di Livorno a quello che Nereo Marcucci chiama ormai “regional port”. Riassumo i concetti, già apparsi sui quotidiani: la “foce armata” del Calambrone e il relativo blocco dell’insabbiamento della Darsena Toscana arriveranno tra anni, mentre l’unico provvedimento che consentirebbe a breve di far entrare (e specialmente uscire) le grandi navi anche di notte è l’allargamento della bocca sud dell’avamporto, con relativo dragaggio quattro volte superiore a quello in programma. Senza questa soluzione, Livorno è un porto dimezzato, come il personaggio di Italo Calvino. Tutto il resto è forfora, almeno nell’immediato. O peggio, è sollevare un gran vespaio (come sul caso Sintermar e sulle riparazioni navali) con il solo rischio di perdere traffici e insediamenti. Comandante Roma, se l’interpretazione del suo pensiero è sbagliata, ci corregga. Grazie.
A.F.
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