PIOMBINO – Un passo alla volta, anche la società PIM (gruppo Neri e San Giorgio del Porto) è stata iscritta all’albo nazionale – e di conseguenza a quello europeo – autorizzato sulla base delle normative UE alle demolizioni navali. C’è voluto il recente decreto del ministero MISE, insieme a quello dell’Ambiente, per sbloccare una situazione che rasentava l’assurdo. Le vecchie navi italiane, anche quelle militari, venivano mandate a demolire in Turchia, da dove tornavano i loro metalli a caro prezzo in Italia.
La società PIM di Piombino è da tempo attrezzata, con forti investimenti privati, nelle aree in concessione, ed ha già operato sia sui cassoni di spinta della Costa Concordia (riciclandone alcuni come moli per porto Loti) sia su interventi minori. Adesso sta cominciando a ricevere i materiali di demolizione della “Belkan B.”, uno dei famigerati relitti che per anni sono stati al centro di una kafkiana vicenda a Ravenna (costata anche un’inchiesta della magistratura a carico del povero presidente dell’AdSP) sulla quale ha cominciato a lavorare sul sito la Fagioli.
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