ROMA – Il Mediterraneo zona di libero scambio tra Europa e i paesi che vi si affacciano: è questo il tema sul quale si è tornati a parlare ieri martedì 22 in un convegno al Cnel.
Malgrado la crisi finanziaria che colpisce l’occidente, alcuni paesi del Mediterraneo registrano considerevoli tassi di crescita nei diversi settori dell’economia che vanno dalle merci, ai capitali ed ai servizi, dalla pesca al turismo. Di questo hanno discusso illustri rappresentanti degli interessi geopolitici della Lega Araba, dell’Algeria, dell’Albania, nonché delle istituzioni italiane e delle parti sociali. Il convegno dopo un breve saluto del presidente Marzano, è stato introdotto dalle relazioni di Adalgiso Amendola, professore di Filosofia del Diritto dell’Università degli Studi di Salerno e da Piero Pennetta, professore di Organizzazione Internazionale dell’Università degli Studi di Salerno. Hanno partecipato ai lavori Adolfo Urso, vice ministro allo Sviluppo Economico, Enzo Scotti, sottosegretario al ministero degli Affari Esteri e Antonio Buonfiglio, sottosegretario al ministero delle Politiche Agricole e Forestali.
Molta attenzione, nelle relazioni di apertura del convegno, agli incontri-scontri tra le culture arabe ed europee e i relativi regionalismi. Testimonianze molto chiare – anche in alcuni punti estremamente polemiche – sono emerse dalla sessione sugli interessi geo-politici. Ne hanno parlato Semir al-Kassir, vicesegretario generale della Lega Araba, Mohamed Seghir Babes del consiglio economico e sociale di Algeria, Besnik Mustafàj presidente della Fondazione Amicizia tra i popoli (Albania), Sonny Portelli (consiglio economico Malta) e Umberto Ranieri dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli.
Sono stati approfonditi anche in apposite sessioni i profili economici (merci, capitali, servizi) e quelli sociali.
Nella vera sostanza, il convegno ha riconosciuto che le linee fissate dal Processo di Barcellona del 1995 per l’avvio nel 2010 dell’auspicata “Area di libero scambio del Mediterraneo” sono di fatto saltate, e che l’intero progetto è in forte ritardo, anche per l’incidenza che ha avuto sui paesi del nord Mediterraneo la crisi mondiale.