A Livorno il rebus Gallanti: ritorni di fiamma su Piccini
Mentre il ministro mantiene il suo “niet” sul presidente scaduto, tutti aspettano un vertice chiarificatore e un eventuale nuovo ricorso al Tar

Giuliano Gallanti
LIVORNO – I venti di rivoluzione che soffiano su tutto il nord Africa e il Medio Oriente sembrano non trovare grande attenzione nel porto labronico, che pure conta alcuni dei più importanti collegamenti con le aree in fiamme, ed ha in cantiere iniziative (“Livorno Reefer” è solo un esempio) che proprio sui rapporti con l’Egitto contano per l’agroalimentare.
Tutto sottodimensionato: perché in questi giorni anche a Livorno è scoppiata una pseudo-rivoluzione che ha preso molti di sorpresa: quella contro la nomina del commissario dell’Authority Giuliano Gallanti a presidente della stessa.
Il “niet” a Gallanti è partito, con non poca sorpresa degli osservatori, dal sindaco Alessandro Cosimi, che pure è stato indicato fin dall’inizio come il principale sponsor della candidatura Gallanti, per la quale si è fatto garante anche con il presidente della Regione Rossi. A cambiare l’atteggiamento del sindaco sarebbe stato il giudizio del Tar Toscana, che ha accolto il ricorso del defenestrato presidente Roberto Piccini (il “niet” del ministro Matteoli a Piccini è stato respinto perché non sufficientemente motivato) rimettendo in corsa la terna Piccini-Nardi-Nocchi.
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Il ministro ha già fatto sapere che da parte sua non accetterà mai una riconferma di Piccini; per il resto, gli andrà bene tutto, se concordato con la Regione. E con la Regione, pronubo il sindaco di Livorno, l’accordo è già stato raggiunto sul nome del genovese Gallanti. Che però adesso il sindaco rimette in gioco, in una nuova puntata che torna – almeno ufficialmente – a rimettere in corsa Piccini.
Bisogna riconoscere a Cosimi di essere stato, in questa vicenda, uno dei pochi a prendere il coraggio a due mani, a operare con una visione strategica e anche ad assumersi delle responsabilità. Giusta o sbagliata che sia stata la sua scelta, Cosimi ha dimostrato che da primo cittadino non sottovaluta il porto come componente della città; e viceversa, con la sua scelta ha voluto sottolineare come è la città che deve e vuole decidere sulle grandi scelte per il porto, non considerandolo una semplice enclave operativa ma un punto focale della sua economia, della sua socialità, della sua stessa cronaca giornaliera.
Detto questo, il gioco si è fatto adesso estremamente delicato, e il sindaco sembra essere finito al centro di una generale riprovazione per essersi assunto direttamente certe responsabilità, senza i balletti consultori con le altre istituzioni, con il partito, con chissà chi. La prossima mossa potrebbe recuperare il metodo, ma al momento non è prevedibile: perché è scontato che Matteoli boccerà di nuovo la prima terna avendo già chiesto una seconda: e si tratta di capire chi tra le istituzioni aventi diritto (Comuni di Livorno e Capraia, Camera di Commercio, Provincia) metterà in lista nella nuova terna il commissario Gallanti. Salvo ulteriori giravolte, Cosimi non dovrebbe farlo: il presidente della Provincia Kutufà sembra essersi già tirato fuori (è stato ipotizzato che chieda un prezzo politico, la carica di segretario generale, che peraltro sarebbe stata “prenotata” sul piano politico anche dallo stesso ministro) e il sindaco di Capraia Maurizio Della Rosa non ne vuole sapere. La Camera di Commercio da parte sua aspetta – dichiarazione del presidente Nardi – che finalmente ci sia un incontro tra tutti gli enti per decidere insieme.
L’ultima incognita rimane legata alle scelte di Roberto Piccini. Vinto il primo ricorso al Tar, che l’ha riammesso con la prima terna, ne farà un secondo contro il nuovo “niet” di Matteoli? O accettera qualche “premio di consolazione”, come si dice sottovoce negli ambienti portuali?
Ed è proprio vero – si dice ancora, questa volta negli ambienti politici livornesi – che se Matteoli vuole Piccini non tornerà alla presidenza per un secondo mandato? Qualcuno ricorda che a Bari, dove l’atteggiamento del ministro era stato lo stesso per il presidente Mariani (commissariato addirittura prima della scadenza), l’atteggiamento compatto delle forze politiche della sinistra, insieme al Tar che aveva annullato il commissariamento, hanno imposto a Matteoli di ingoiarsi di nuovo Mariani, da lui stesso nominato nei giorni scorsi commissario in vista di rimetterlo sulla sua poltrona. Il che significa che se Regione Toscana, istituzioni livornesi e specialmente gli accordi partitici nazionali spingessero senza strappi per Piccini, forse il ministro dovrebbe accettarlo. Ma c’è questa volontà politica, oppure oggi si fa solo melina in attesa che Gallanti assurga al trono?
A.F.
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