Una giornata mondiale contro la pirateria
I sequestri di navi nel Corno d’Africa sono in continua crescita e i premi assicurativi in proporzione
GENOVA – Dal 26 al 30 settembre sarà celebrata la Giornata Marittima Mondiale contro la pirateria e il clou delle manifestazioni avrà luogo a Londra il 29 settembre 2011 nella sede dell’IMO.
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L’IMO, organizzazione dell’ONU, ha fatto e fa il possibile per richiamare l’attenzione dei governi per “organizzare la risposta “ – scrive Decio Lucano sul suo blog – a questo fenomeno che, particolarmente nell’Oceano Indiano, è diventato una conferma dell’impotenza civile dell’umanità.
Più di 30 unità con 700 ostaggi (qualche marinaio è stato ucciso) dagli inizi dell’anno (12 e 300 nello stesso periodo l’anno scorso) sono il bottino di caccia di questi “buontemponi”, che costano all’economia mondiale secondo un’ultima analisi accurata circa 12 miliardi di dollari l’anno (nel 2010 ai gentiluomini somali sono stati pagati 5,4 milioni di dollari rispetto ai 3,4 del 2009), e la detenzione degli equipaggi aumenta (150 giorni rispetto ai 55 del 2009).
I premi assicurativi per gli armatori sono aumentati di 600 milioni di dollari nel 2010 e i riscatti sono in ”linea con l’inflazione”.
E’ un problema che riguarda la libertà del commercio marittimo , la navigabilità dei mari e che si dibatte da molti anni in varie parti del mondo. Ci sono navi militari appostate nelle zone a rischio, comprese quelle italiane.
“Vi ricordate negli anni ’70 il golfo di Guinea, gli attacchi alle navi in rada davanti a Lagos in Nigeria nel periodo delle piogge, gli arrembaggi alle petroliere nello stretto di Malacca? Scrive sempre Decio Lucano che ne abbiamo fatto di letteratura da allora: libri, saggi, romanzi, convegni e interventi internazionali, ma la criminalità in mare è aumentata e si è fatta sofisticata, c’è una flotta di navi fattoria che riforniscono e coprono i pirati.
Nel golfo di Guinea c’erano anche le navi sovietiche in rada, gli ufficiali erano addestrati a difendersi e a sparare in caso di arrembaggio dei delinquenti.
Da qualche anno altre nazioni sotto sotto hanno adottato provvedimenti simili, Germania, Olanda e ultimamente la Spagna che ha concesso per legge alle imprese private e agli armatori di organizzare autonomamente la propria sicurezza durante l’attraversamento delle zone di mare ad alto rischio.
Ma chi sono questi pirati? Bande armate? Terroristi? Forse fra qualche anno un altro mister Assange ci dirà con una nuova Vikileaks la verità su questo scempio del 21º secolo, il ruolo dei servizi segreti, la composizione e l’organizzazione, i mandanti e i fiancheggiatori di questi pirati la cui sfera di azione copre migliaia di miglia di mare e sono appoggiati da navi civetta con orecchie elettroniche collegate a satelliti.
Ma come, entri in rete, (si chiama così per i vistosi buchi che violano la privatezza), ti sintonizzi su un sito, questo sito in tempo reale ti fotografa dall’alto il cortile di casa tua; oppure cerchi il sito che ti dà la posizione di tutte le navi nel Mediterraneo e non solo. Con tutti i satelliti che girano non siamo capaci di individuare lungo il percorso delle rotte battute dalle navi commerciali navi o imbarcazioni sospette? Diceva il professor Cozzo, membro del Consiglio superiore della marina mercantile al Nautico negli anni ’50, spiegando la sfera celeste che è tutta un giramento di palle.
Qualcuno propone convogli scortati evitando di armare le navi mercantili, ma quelli fuori dai convogli? Le carrette del mare, quelle più vulnerabili? I pirati però sanno chi prendere come ostaggi per farsi pagare i riscatti.
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