Sui “marina” un dibattito a Big Blu
ROMA – La congiuntura economica internazionale ha dimezzato la produzione nautica mondiale con effetti negativi anche sui porti turistici italiani con cali di fatturato medi, a livello nazionale, che secondo uno studio di ASSOMARINAS, (Associazione Italiana Porti Turistici aderente a UCINA Confindustria Nautica e FEDERTURISMO), hanno superato il 10% rispetto ai periodi antecrisi.
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A quale tipo di mercato, dunque, dovranno affacciarsi le migliaia di posti barca oggi in corso di realizzazione da parte degli enti più disparati, tra associazioni no profit, enti locali, camere di commercio e investitori privati?
Questo il tema di fondo affrontato dalla tavola rotonda, moderata dal giornalista Massimo Bernardo, che al Big Blu di Roma ha visto tra i relatori, oltre al presidente di Assomarinas Roberto Perocchio, dell’assessore ai Trasporti della Regione Lazio Lollobrigida, di Cesare Pambianchi presidente di Confcommercio Lazio, di Franco Pontel presidente Assonautica Nazionale, di Luca Simeone in rappresentanza di Confindustria Lazio, dell’avvocato professor Stefano Zunarelli ordinario di Diritto dei Trasporti all’Università di Bologna e di Leandro Gasperini esperto del settore.
Un’analisi a 360° dello stato dell’arte del comparto dalla quale è emerso che se da una parte Campania e Sicilia, grazie anche ai sempre più frequenti collegamenti aerei con gli hubs aeroportuali del centro Europa rappresentano oggi nuove locations di eccellenza per il turismo nautico internazionale, dall’altra i 18.000 nuovi posti barca e i 25.000 in corso di progettazione a livello nazionale troveranno in molte altre regioni italiane difficoltà a generare imprese portuali turistiche capaci di sostenersi economicamente non solo per l’allungarsi dei tempi di avviamento commerciale ma anche per quel 30% di calo nei consumi legati ai servizi accessori, già rilevato nel 2010 dall’Osservatorio Nazionale sul Turismo Nautico. In questo contesto la “mano pubblica – ha osservato Perocchio – è indirettamente impegnata nella realizzazione di nuove infrastrutture che potrebbero anzichè arrecare giovamento al settore compromettere il successo delle nuove iniziative di carattere privato in un clima di spasmodica competitività.
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