Milleproroghe, i “tagli” sui porti (ma i soldi torneranno davvero?)
Il timore dei terminalisti è che si possano perdere nel calderone della finanza pubblica – Confermata la deroga per i progetti che riguardano i siti Sin – Il dubbio sui progetti già pagati che non potranno andare avanti

Ferrero Cafaro
ROMA – “Milleproroghe” e ovviamente duemila problemi. La recentissima conversione in legge del decreto omonimo, pubblicata sull’ultimo supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale, è sotto la lente d’ingrandimento di porti, associazioni di terminalisti e Autorità Portuali varie.
Tra le prime reazioni quella dell’ANTEP (Associazione Nazionale Terminalisti Portuali) il cui presidente Ferrero Cafaro sta predisponendo una circolare per gli associati. Ce ne anticipa alcuni dei punti salienti.
Presidente, prima un giudizio generale.
”Ritengo che sia condivisibile il principio di togliere i finanziamenti a quei porti che in cinque anni non sono stati capaci di utilizzarli. Ma ho una forte preoccupazione: lo Stato ha fatto prestissimo, già da ieri (15 marzo) è scattata la revoca dei fondi. Meno chiaro è quando e come questi soldi saranno concentrati sui progetti portali da privilegiare, come la legge stessa dice. A pensar male, c’è da temere che una volta reincamerati dallo Stato, questi soldi finiscano in qualche non più identificabile calderone…”
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Nel merito però i ministeri delle Infrastrutture e delle Finanze si sono dati dei tempi.
“E’ vero, entro 60 giorni dall’entrata in vigore, cioè entro il 28 aprile prossimo un decreto interministeriale dei due dicasteri provvederà alla ricognizione dei soldi recuperati e ripartirà una cifra di 250 milioni in questi termini: fino a un massimo di 150 milioni ai porti con contratti già sottoscritti o bandi di gara già pubblicati entro lo scorso settembre per grandi infrastrutture portuali; fino a un massimo di 20 milioni per i porti con prevalente transhipment a bilanciare la diminuzione fino all’azzeramento delle tasse portuali e di ancoraggio; infine una quota residua per i porti con progetti già cantierabili. Voglio aggiungere che la legge è molto netta sui tempi (già dai bilanci 2011) per recuperare dalle Autorità Portuali i soldi non spesi e per stabilire che a 180 giorni dall’assegnazione dei bandi di gara per le opere ammesse ai finanziamenti di cui , invece altrettanto chiara nel decidere che cosa succederà, per esempio, dei soldi spesi dalle Autorità Portuali per progetti che per vari motivi non vengono più finanziati dallo Stato; se i progettisti sono stati già pagati (o comunque se reclamano come giusto il pagamento) chi dovrà farsene carico?”
Il comma 2 Undecies della legge dice che lo Stato continuerà a pagare le rate di eventuali mutui già contratti dai porti cui saranno tolti i finanziamenti, con l’impegno però a dare il finanziamento stesso ad altri porti più puntuali…
“Si è parlato molto di questo e di chi saranno i porti favoriti. Il principio generale può essere giusto: è quando si scenderà nel particolare che dovremo tutti vigilare”.
Come giudica la deroga per i porti compresi nei siti SIN?
“Indubbiamente positiva, perché le Autorità Portuali che devono operare con progetti e relative gare dove insistono i siti di interesse nazionale, cioè sottoposti a durissime e lunghissime normative dell’Ambiente, non hanno tempi di realizzazione come gli altri. Qualche dubbio interpretativo è stato avanzato se la deroga debba riguardare solo progetti relativi alle aree Sin o in genere progetti dei porti con aree Sin. Credo che la giusta interpretazione sia la prima, come appare chiaro dalla lettura meditata dello stesso comma 2 Undecies nelle ultime sei righe”.
A.F.
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