Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Diagnosi ok ma dove sono le terapie?

ROMA – Non c’è dubbio che il quadro tracciato qui a fianco da Unioncamere  sullo stato dell’arte – ma meglio sarebbe dire lo stato del disastro – delle infrastrutture italiane rappresenti una diagnosi seria e anche approfondita della realtà. Ferrovie, autostrade,  colli di bottiglia portuali, intermodalità a livelli primordiali sono fattori che ciclicamente vengono denunciati, e sui quali lo stesso governo non ha altra difesa che rimandare all’atteso, conclamato ma ancora non partorito piano della logistica.

[hidepost]

Il quale piano, visto che per i miracoli ancora non c’è governo (non solo italiano) che sia attrezzato, difficilmente potrà rimettere l’Italia a livello dei “competitors”, che non hanno certo bloccato tutto da anni ma anzi hanno spinto l’acceleratore proprio sulle infrastrutture.

Il problema però è sempre il solito: quello della coperta troppo corta, dell’enorme debito pregresso che strangola l’Italia con i suoi interessi, e della politica sparagina (qualcuno la definisce: piemontese alla vecchia maniera) di Tremonti che cerca disperatamente di contenere il debito pubblico a costo di congelare l’Italia anche sui bisogni primari di mobilità, di trasporto, di strutture.

Non siamo certo noi, da questo modesto pulpito, coloro che possono dare indicazioni ai timonieri. Fatto è che nemmeno dai più blasonati “maitres à penser” dell’economia nazionale arrivano ricette convincenti – e applicabili realisticamente – sulla cura da adottare. In sostanza: le diagnosi si sprecano, le analisi sono spesso condivisibili al cento per cento, gli studi come quello presentato da Unioncamere sono basati su fatti e non certo su opinioni. Ma di terapie concrete, nessuno veramente ne offre. Il che può far pensare che non ne esistano, e che il malato sia praticamente terminale.

Per fortuna c’è l’economia reale, basata su milioni di piccole e medie aziende – ma anche di grandi imprenditori in terra e in mare – che sembra dimostrare come sia possibile l’impossibile, cioè mantenere a galla il paese. E’ un po’ come il sofisma sul calabrone, che secondo le leggi fisiche non potrebbe volare perché ha le ali troppo piccole rispetto al peso corporeo: solo che il calabrone – dice la celebre battuta – non conosce la fisica e quindi vola. Così per noi. Ma visto che non siamo calabroni, alla fine il Paese si vedrà presentare il conto dei ritardi e delle inadeguatezze infrastrutturali. E forse qualcuno dovrà spiegare a Tremonti che non basta tenere i conti in ordine con l’Europa se andremo scivolandone fuori, con strutture e servizi da terzo mondo.

Antonio Fulvi

[/hidepost]

Pubblicato il
20 Aprile 2011

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio