Finalmente si comincia: ma dopo?
LIVORNO – Per favore, non datemi dello “scettico blu”. Tanto lo so da solo che con gli anni – anzi i decenni – ho imparato a fidarmi solo delle cose fatte e non di quelle annunciate. Sulla “foce armata” che trionfalmente la Regione annuncia di voler realizzare, gli scetticismi sono d’obbligo. Vero che Gallanti ha fatto bene ad andare all’attacco, lui che – vergine di cose labroniche – ha scoperto con scandalizzata meraviglia un problema noto da sempre a tutti, e mai veramente affrontato.
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Ma Gallanti forse non sa che sulla riapertura della foce dello Scolmatore si sono scontrati decine di amministratori, centinaia di tecnici, migliaia di quelle che si chiamano “competenze incrociate”. Aver trovato i soldi, o almeno una parte dei soldi, è solo la punta dell’iceberg. Quello che serve a Gallanti è una frusta, anzi un gatto a nove code: perché ciascuno di coloro che hanno qualche briciola di competenza sul tema, si metta davvero al lavoro invece di crear problemi dissertando sui “se” e sui “ma”. E Gallanti ha anche un vantaggio: quello di venir da fuori, anzi da … area nemica: per cui non ha da render conto né ad amici locali né a parenti o ex parenti con cariche più o meno determinanti. Per di più ha 73 anni – l’età mia, quindi lo so bene – e con questi giri di sveglia ci si può permettere anche di mandar tutto al diavolo, rifare la valigia e tornarcene in famiglia se proprio non è possibile realizzare ciò per cui siamo chiamati.
Torniamo alla “foce armata”. Concetti chiari e finanziamenti decisi: questi sono i punti a favore del progetto. Altro punto favorevole, fin da lunedì sono stati messi sotto torchio i tecnici delle due province interessate per passare ai progetti. Pare che Gallanti abbia dato due mesi di tempo, poi si comincia a dragare (a spese dell’Authority). Dove andranno i fanghi? Presumibilmente per quelli meno puliti c’è ancora un polmone in vasca di colmata, poi le sabbie andranno a ripascere gli arenili del Calambrone. E anche qui ci vedo qualche difficoltà, le solite pastoie burocratiche in nome dell’ambiente, eccetera: ma con un po’ di frusta superabili.
Meno facile sarà la seconda parte del progetto: quella di dragare a 2,5 metri tutto lo scolmatore almeno fino al Faldo. Non solo perché mancano i soldi, ma perché – è stato detto chiaramente anche nella recente intervista che Gallanti ci ha concesso – l’idea di fare dello Scolmatore un canale navigabile è considerata oggi “pura follia”: una rottura di carico in più, una serie di ponti da rimuovere e alzare (ferroviari e stradali), una utilità più che dubbia; e infine, come già accennato, soldi che non ci sono più, polverizzati in altri interventi.
Infine c’è il problema delle porte vinciane alla radice della Darsena Toscana. Oggi dipendono dall’ente bacino dell’Arno, e non vengono mai chiuse perché sono state costruite con l’apertura a rovescio e si teme che non si possano più chiudere. Andranno rifatte, o addirittura tombate. Immagino altri infiniti dibattiti, casini, proteste. E dove potranno uscire le barche e i barconi – leggi yachts – che si stanno trasferendo nella nuova area dello yachting sul Canale dei Navicelli di Pisa? Non certo dalla foce dello Scolmatore finché non sarà alzato il ponte del Calambrone (o trasformato in ponte levatoio). Insomma, problemi ne rimangono tanti. Ma una cosa è giusta: chi ben comincia, come dice il proverbio, è già a metà dell’opera. Almeno, si spera.
Antonio Fulvi
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