Sintermar, forte rilancio con oltre 70 navi al mese
L’acquisizione di Grimaldi è stata importante, ma quello che conta – sostengono i dirigenti – è la grande flessibilità sul lavoro – Le polemiche sulle normative

Piero Neri
LIVORNO – Se non si può chiamare “guerra sulle auto” poco ci manca. E lo testimonia l’intervento di sabato scorso sul nostro giornale del consigliere della Cilp Vladimiro Mannocci sul caso Sintermar: ovvero sul fatto che in Sintermar la società Winterman, partecipata dalla Elia, sbarca dall’inizio dell’anno con un forte crescendo le auto di Grimaldi. “Con significativa soddisfazione dell’armatore” come dice il direttore commerciale di Elia e di Wintermar Mario Pellegrini. Una soddisfazione che, trasferita in cifre, ha anche un riscontro preciso: aumento del traffico del 40% dall’inizio dell’anno, con un ritmo di arrivi che è ormai a 70 navi al mese. Ossigeno per la Sintermar, che l’anno scorso era in profondo rosso e viaggiava su una media di una nave alla settimana.
“L’elemento vincente con l’armatore Grimaldi ma anche con gli altri nostri clienti – sottolinea ancora Pellegrini – è la flessibilità del lavoro, ovvero il servizio reso sulle 24 ore. Che conta più delle eventuali limature delle tariffe”. Con Grimaldi, ma non solo, la Sintermar, sta vivendo una nuova era. Cinquanta persone che ci lavorano, più le chiamate di Unicoop e di Agelp sull’accosto 14/e, sono dati di fatto importanti; che diventano ancora più significativi in un mercato allo sbarco delle auto nuove che per la crisi internazionale si mantiene ancora abbastanza asfittico.
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E sul quale operano non soltanto la Cilp in diretta, con il suo terminal al Faldo, ma anche la società Sealiv, costituita dalla stessa Cilp con Gragnani e un altro specialista nelle auto, la Mercurio; una società quest’ultima che come in parte anche Elia non solo sbarca le auto in arrivo dalle fabbriche estere, ma in parte può rispedirle per la distribuzione localizzata.
Certo Sintermar oggi, attraverso Wintermar che è la società con Elia, “disturba il manovratore”. Specialmente perché il ciclo operativo è più flessibile e i paragoni non fanno piacere. Mano comprensibile, secondo Mario Pellegrini ma anche gli stessi soci di Sintermar, è stato il brusco intervento della Port Authority che di recente ha minacciato una diffida ad Elia sulla delicata questione delle regole degli articoli 16. “Noi non violiamo alcuna norma – ribatte Pellegrini – anzi applichiamo la legge nazionale così come anche in altri porti”. Come a dire: se a Livorno esistono regole diverse da quelle nazionali, ci si spieghi come e perché.
In coda alla vicenda, nei giorni scorsi è stato molto enfatizzato sul quotidiano livornese l’ingresso di Piero Neri nel consiglio d’amministrazione di Sintermar a fianco di Tito, da dove era uscito un paio d’anni fa. Secondo gli altri due soci di Sintermar, cioè il gruppo Fremura e il gruppo D’Alesio, il ritorno di Piero Neri è soltanto una mossa che denota alcuni cambiamenti all’interno del suo gruppo, con una maggioranza acquisita da Piero anche nella fiduciaria di famiglia, la Poldi Allai di Parma. Per cambiare strategie, destinazioni operative e anche contratti (come quello blindato con Wintermar) ci vorrebbero maggioranze che non sono, al momento, ipotizzabili. A meno che Piero Neri non intenda scalare a sua volta la Sintermar, come già fece a suo tempo per tagliar fuori un altro socio famoso, Fernandez Africano. Ma con l’aiuto di chi? Difficile dire di D’Alesio, che ha sempre avuto interessi marginali in Sintermar. Ancora più difficile con i Fremura: specie dopo l’uscita di Silvio Fremura in assemblea di Asamar, quando attaccò duramente (nemmeno troppo tempo fa) il costo del rimorchio nel porto di Livorno. E Piero Neri parla poco ma si ricorda tutto.
A.F.
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