Porto 2000, assemblea con il veleno
Si delineano gli schieramenti sul tema controverso della privatizzazione
LIVORNO – Un’assemblea di fine agosto, praticamente quando il porto ancora boccheggia per la fine delle ferie: non si era mai visto alla “Porto 2000” ma il presidente Roberto Piccini ha deciso così. Si terrà mercoledì prossimo 31 agosto, salvo ripensamenti, ed è stata motivata con la dichiarata intenzione di “chiarire” non solo il contestato concorso di Ferragosto – come ormai viene definita l’improvvida iniziativa “sputtanata” dalla stampa: e qualcuno ha richiamato anche l’analoga iniziativa altrettanto improvvida della Port Authority, con insinuazioni sul fatto che il beneficiario di entrambi i concorsi avrebbe dovuto essere la stessa persona – ma anche le scelte di Piccini su una serie di regole interne relative ai concorsi, alle sponsorizzazioni e alla gestione delle promozioni pubblicitarie.
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Piccini dice che intende rendere al massimo trasparenti tutte le scelte che verranno fatte all’interno della “Porto 2000”, abbandonando il sistema della chiamata diretta “in vigore nella società anche in epoca post Lenzi”. Trasparente l’affondo contro il suo predecessore Asti, con il quale peraltro non c’è mai stato un particolare “feeling”; e che secondo certe gole profonde della “Porto 2000” sarebbe ancora una specie di quinta colonna del gruppo Fremura in vista della guerra per la privatizzazione – boccone golosissimo – della “Porto 2000”.
Quello che si evince oggi dalle manovre intorno alla società delle crociere e dei traghetti è che la privatizzazione – semmai ci sarà – richiederà comunque tempi lunghi, molto lunghi. Non è un mistero che su sollecitazione del ministero dei Trasporti sono stati impostati almeno tre o quattro bandi di gara, regolarmente abortiti. Né è un mistero che almeno uno dei due proprietari della “Porto 2000”, cioè la Camera di Commercio, sia tutt’altro che favorevole a privatizzare la propria quota: tanto che il presidente Roberto Nardi ha più volte fatto sapere di essere semmai disposto a rilevare con il proprio ente l’eventuale quota da privatizzare dell’altro socio, la Port Authority. Strano dunque – ma in fin dei conti molto livornese – il fatto che l’attenzione della politica si concentri su un concorso di Ferragosto, gozzoniana piccola cosa di pessimo gusto, ma non faccia cenno delle grandi manovre relative alla privatizzazione di quella che, visti gli utili da oltre 2 milioni di euro all’anno, è la vera “gallina dalle uova d’oro” del porto labronico.
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