Bacini e Corridoio Baltico
Due lettori ci scrivono su due temi totalmente diversi, che riguardano rispettivamente Tirreno ed Adriatico. Ecco le loro note.
TRIESTE – Il Corridoio Baltico attualmente è purtroppo una scatola semivuota, in quanto da solo non potrà certamente mai fare miracoli, poiché soltanto se sarà adeguatamente supportato da moderne infrastrutture portuali, potrebbe in futuro veicolare notevoli volumi di traffico relativi a quei flussi merceologici che per loro natura e destinazione dovrebbero rientrare nei nostri naturali mercati di riferimento e quindi soddisfare quella che è sempre stata una nostra giustificata e comprensibile ambizione: “Riuscire a spostare un po’ più a sud verso l’Alto Adriatico il baricentro del Sistema Trasportistico Comunitario” per poter beneficiare dei rilevanti e variegati ritorni economici ed occupazionali generati dalla logistica di porto e retroporto.
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Nuove infrastrutture che chiaramente dovranno contemplare anche la realizzazione di un nuovo moderno Terminal Contenitori che per dimensioni e potenzialità dovrebbero essere realmente in grado di movimentare annualmente diversi milioni di contenitori, per poter catalizzare e convogliare verso questo nostro mare una consistente quota di quei traffici dell’Oltre Suez destinati a quelli che consideriamo i nostri naturali mercati di riferimento, traffici che purtroppo ora date le nostre gravi carenze infrastrutturali scelgono forzatamente l’alternativa dei Porti del Nord Europa, andando quindi ad allungare ed appesantire in termini di tempi e costi il loro già lungo percorso.
Il nuovo Hub per le merci containerizzate realizzabile sui nostri litorali se adeguatamente dimensionato potrebbe diventare uno dei fulcri della Portualità Comunitaria e nel contempo essere anche in grado di fare da volano per lo sviluppo nell’Alto Adriatico sia degl’altri Comparti Merceologici che delle variegate ed innumerevoli attività legate al mare, incrementando economia e lavoro nei nostri territori.
Quindi mi sembra abbastanza condivisibile l’affermazione che la Portualità dell’Alto Adriatico potrà recuperare un significativo ruolo sulle scene dei traffici internazionali ed anche affrontare serenamente le sfide del terzo millennio, soltanto se avremo il coraggio e la lungimiranza di pianificare opere fortemente caratterizzate per dimensioni e potenzialità “che ci consentano finalmente di ritornare a correre”. Se invece saremo in grado di realizzare “come sembra” soltanto infrastrutture sottodimensionate che non ci permettano di sfruttare tutte le nostre peculiarità, non usciremo mai dalla mediocrità e saremo purtroppo vocati ad una lenta ma inesorabile agonia “poiché con le scarpe strette si può soltanto zoppicare”.
Penso che dovremo essere ben coscienti che il Corridoio Baltico non avrà futuro se non saremo in grado di porre rimedio ai danni provocati sia dal nostro pluri decennale letargo infrastrutturale che dalle nostre farraginose normative, che di fatto allungano i tempi di cantierizzazione delle opere con il reale rischio di renderle tendenzialmente molto più costose e purtroppo già obsolete.
Sarebbe saggio se per superare l’attuale situazione di stallo fossimo in grado di guardarci un po’ attorno, andando a copiare cosa hanno fatto o stanno facendo e che sistemi di cantierizzazione ed attrezzamento stanno adoperando i nostri concorrenti vicini e lontani per realizzare e gestire i moderni Terminal Contenitori. Copiare per poter affrontare serenamente le sfide del terzo millennio e consentire un adeguato interfacciamento tra i nostri scali e quelle che sono le mutevoli e crescenti esigenze operative dei flussi merceologici e dei nuovi vettori che l’Armamento sta mettendo in linea sulle Rotte Intercontinentali.
Brunello Zanitti Giuliano
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