Quei tamburi che rullavano sull’Antitrust
GENOVA – I tamburi di guerra rullavano già da parecchio tempo, sia pure in sordina. E ovviamente ciascuna delle due parti in causa, Maersk e Assagenti, forniscono versioni diverse dello “strappo”. Orazio Stella, ad di Maersk Italia, sostiene che si tratti solo di una valutazione operativa: i servizi che l’associazione può fornire, ha detto Stella, ce li possiamo fare per conto nostro (sottinteso: a costi minori e forse con maggior cura per le nostre esigenze). Giovanni Cerruti, presidente di Assagenti, da parte sua ha preferito aspettare che la faccenda decantasse prima di dire la sua.
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Che non si tratti di una faccenda facile da sbrogliare lo si è capito subito, non solo sulle banchine ma anche ai livelli superiori, e non solo a Genova. Voci di prora, come si dice in gergo marinaresco, riferiscono che alla base di tutto ci sia l’inchiesta aperta dall’Antitrust a carico di Assagenti e di Spediporto (ma anche di una dozzina di agenzie e case di spedizioni) per “pratiche lesive alla libera concorrenza”. E le suddette voci – riprese peraltro anche da parte della stampa genovese – accennano al sospetto che a innescare l’indagine dell’Antitrust sia stata proprio Maersk Line; la quale si sarebbe però data la zappa sui piedi, risultando tra le aziende indagate. Un depistaggio, o il fatto che se la cacca finisce nel ventilatore non si sa bene poi chi rimanga esente dagli schizzi?
Sembra di capire che la traccia sulla quale l’Antitrust sta passando al setaccio le associazioni di categorie e le imprese genovesi sia legata al sospetto che alcune tariffe non proprio trasparenti siano state concordate sottobanco tra agenti marittimi e spedizionieri per caricarle in fase finale sulla merce. Iniziativa dei singoli agenti, con le relative compagnie di navigazione all’oscuro: pateracchi allargati anche alle stesse: o solo una serie di sospetti infondati e maligni, destinati a chiudere l’indagine con un buco nell’acqua?
Nell’attesa che l’Antitrust concluda la sua indagine – e sempre ammesso che ci sia una correlazione tra l’indagine stessa e lo “strappo” con Assagenti – la mossa di Maersk ha ovviamente sollevato un polverone. Che sembra voglia allargarsi anche ad altri porti, oltre Genova, sui quali la più grande compagnia del mondo opera con i suoi servizi containers.
Antonio Fulvi
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