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Porte vinciane le promesse e la realtà

LIVORNO – Dire che era prevedibile è un eufemismo. Dire che l’avevamo previsto è come proclamarci troppo facili profeti. Perché sulla ormai semiseria vicenda delle “porte vinciane” che dovrebbero chiudere lo scarico dei fanghi dello Scolmatore dell’Arno sulla Darsena Toscana, era chiaro che ci sarebbe stato un forte conflitto d’interessi:  tra chi le vuole perennemente chiuse, con rare aperture per il passaggio della nautica del Canale dei Navicelli, e chi le vuole sempre aperte, con rare chiusure durante le piene per ridurre l’insabbiamento della stessa Darsena Toscana.


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Il primo caso tutela gli interessi del porto di Livorno, e in questa chiave si è mossa l’Autorità Portuale. Il secondo tutela il grande investimento del distretto nautico pisano sul Canale dei Navicelli. E guardacaso, la giurisdizione del Canale, compreso il suo sbocco a mare e le relative “porte vinciane”, è di competenza delle istituzioni pisane.

Per ora la Regione Toscana ci ha messo una pezza: ma è proprio una pezza, nel senso che ha rinviato a una successiva riunione la scelta della formula definitiva. Entrambe le posizioni peraltro non sono cambiate di una virgola: per cui sarà dura trovare un compromesso, se non giocando sulla solita “furbata” del far finta di decidere per non decidere niente. La vera soluzione globale sarebbe quella di aprire definitivamente la foce a mare dello Scolmatore, “armandola” e mantenendone il fondale ad almeno 3 metri, per far uscire direttamente i grandi scafi prodotti in Darsena Pisana in mare senza passare attraverso il porto di Livorno e sigillando una volta per sempre le sciagurate “porte vinciane”. Ma tutti sanno che un’operazione del genere, per quanto propagandata come nei programmi, richiede almeno due anni di lavori e non risolverebbe comunque niente se non si modificassero in altezza il ponte stradale al Calambrone e il vicino ponte della ferrovia. Per farlo, peraltro, non ci sono né i tempi né i soldi né tantomeno – ad oggi – le volontà dei singoli enti.

Quindi sarà bene che Giuliano Gallanti e i livornesi non s’illudano. Se non si otterrà di tenere permanentemente chiuse le “porte vinciane” – salvo temporanee aperture per far entrare e uscire gli scafi del distretto pisano, e non senza disagi per questi ultimi – “armare” la foce e anche dragarla non risolverà niente per quanto riguarda i fondali della Darsena Toscana; che continueranno a ricevere ad ogni piena dello Scolmatore migliaia di metri cubi di fanghi. E anche i “livellamenti” in questi giorni propagandati come soluzione temporanea in attesa dei dragaggi non risolveranno molto, come non hanno risolto molto quando sono stati ciclicamente fatti anche dalle precedenti gestioni dell’Authority.

Speriamo di sbagliarci: ma ad oggi l’ottimismo di maniera che tutti sfoggiano sulla foce dello Scolmatore e sull’insabbiamento della Darsena Toscana sembra più che altro scenografia. Che per gli esperti puzza di bruciato da un miglio.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
18 Gennaio 2012

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