Calambrone, “tappo” a metà
Ora l’Authority di Livorno preme per togliere la parte sommersa, altri 150 mila mc
CALAMBRONE – Il “tappo” c’è ancora, ma non si vede più. Lo scolmatore dell’Arno, ormai da decenni ostruito alla foce con la conseguenza più grave che tutti i fanghi di piena finiscono in Darsena Toscana, è stato “stappato”.
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Sono stati rimossi con le ruspe poco meno di 30 mila metri cubi di sabbia, quelle che avevano costituito una specie di diga sulla quale si camminava a piedi asciutti, ridistribuita sulle spiagge di Tirrenia. E l’Autorità Portuale di Livorno, che si è fatta carico dell’intervento anticipando anche le spese, ieri ha guidato una delegazione della stampa per far vedere ciò che è stato fatto. Ora la foce sembra effettivamente aperta, anche se è stata ristretta dalla “piastra” dove si aggancia la tubazione sottomarina del rigassificatore che collegherà la piattaforma galleggiante in arrivo a fine anno.
Fin qui la buona notizia. La parte brutta della stessa notizia è che la “diga” di sabbia non è più visibile, ma sotto il pelo dell’acqua la foce è rimasta intasata. Dovranno essere tolti almeno altri 150 mila metri cubi di sabbia e sedimenti vari, prima di poter chiudere le maledette “porte vinciane” che insabbiano costantemente la Darsena Toscana. E per toccare questo significativo mucchio di sedimenti (cinque volte quelli che sono stati portati via ad oggi) occorrerà la solita tonnellata di scartoffie: caratterizzazione dei sedimenti, analisi degli stessi, autorizzazioni a scaricarli (dove, come e quando). Più la guerriglia, sopita ma non certo sedata, dei pisani che le “porte vinciane” le vogliono permanentemente aperte salvo casi eccezionali; e non “permanentemente chiuse” (salvo necessità di passaggi degli scafi della Darsena Pisana) come vogliono i livornesi.
Vero che la Regione Toscana è intervenuta a sostenere la tesi dei livornesi. Ma i distinguo, come sempre, ci sono e sono frecce avvelenate. Il tutto in attesa che l’apertura della foce sia completata sul serio, ripristinando un fondale di almeno 3 metri che è il minimo per poter evitare il passaggio attraverso la Darsena Toscana delle barche, degli yachts e delle chiatte dirette verso il grande distretto nautico che Pisa ha realizzato in tempi record: e che ha visto trasferimenti in massa anche da Viareggio di numerose griffe dell’altissima filiera di lusso.
A.F.
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