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Sui dragaggi avanti adagio quasi indietro

VENEZIA – Le parole le porta via il vento, si sa. E i pisani, che sono in perenne guerra di battute scanzonate con i vicini labronici, aggiungono “…e le biciclette i livornesi”.


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M’è venuta in mente, la battuta tutta intera, facendo il punto sul convegno di ieri a Venezia, dove si è parlato, a lungo e quindi con tante, tantissime parole, del problema dei dragaggi. O meglio: del problema delle norme che regolano in Italia i dragaggi portuali. Una volta tanto un convegno, e delle dichiarazioni, che non si son limitate a fumosi piani sui quali si beano i politici perennemente alla ricerca di titoli sui giornali; e che sono andate ai problemi di oggi, anzi di queste ore (come ben sa lo stesso Giuliano Gallanti, che continua caparbiamente a sperare in una “liberalizzazione” dei dragaggi nel porto di Livorno).

A che punto siamo allora con le sperate semplificazioni del “Decretone semplificazioni”? La materia è complessa, e il bicchiere può essere letto in due modi: metà pieno e metà vuoto. Secondo Luciano Guerrieri, che in Assoporti ha combattuto e combatte da anni con la delega proprio sui dragaggi, il governo sta facendo alcuni passi avanti. Prendiamo i SIN,  che hanno complicato la vita in molti porti: il decretone prevede che dove c’è un progetto di industrializzazione o comunque di riassetto imprenditoriale, non è più prioritariamente indispensabile la bonifica ma si può procedere con la messa in sicurezza. Un passo avanti epocale: se sarà definitivamente varato.

E il bicchiere mezzo vuoto? Guerrieri su questo punto non si esprime (forse andremo a chiederglielo) ma nel convegno di Venezia la faccenda è uscita con amarezza. Punto focale: nell’emendamento Musso, sostenuto anche dal senatore Ds Filippi, si proponeva di ributtare a mare le sabbie d’escavo portuale se fossero risultate pulite e non inquinanti. Invece nell’ultimo testo si è tornati al vecchio comma 996, che consente  di restituire al mare le suddette sabbie solo se compatibili con il “valore di fondo” dell’area di discarica. Un concetto difficile da calcolare, costoso, con tempi lunghi e con mille variabili che praticamente lo rendono quasi platonico.

Idem sulle casse di colmata: la proposta del governo sembrava valida, poi ci si sono messi di mezzo emendamenti, richiami, codicilli. E quel che è peggio, invece di decidere con il decretone, si propone di rinviare il tutto a un decreto specifico, che secondo una consolidata e deteriore abitudine, rischia di non veder la luce se non in tempi biblici.

Insomma, avanti adagio sui dragaggi, anzi adagissimo, anzi quasi indietro…

Sperando ovviamente di sbagliare.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
10 Marzo 2012

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