Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Napoli, le grandi manovre

Speranze e timori sugli investimenti stranieri – La “gelata” africana

Antonio Sticco

Ad Antonio Sticco, storico spedizioniere in Napoli e presidente dell’ACCSEA, abbiamo chiesto un sintetico giudizio sugli attuali problemi del settore.

Presidente Sticco, un anno fa sul nostro giornale lei molto realisticamente giudicava i tempi in arrivo molto duri sia per la sua categoria sia per lo shipping in generale. Oggi ritiene di poter intravedere qualche spiraglio di miglioramento per i prossimi mesi?

“Ci sono timidi segnali di riapertura, ma dal nostro osservatorio abbiamo notato che attualmente non è ripreso nemmeno il traffico delle lavorazioni per conto (Tunisia) mentre per gli altri paesi del Nord Africa non si percepisce una seria volontà commerciale”.


[hidepost]

Per la categoria che lei rappresenta a Napoli, le grandi manovre di cui si parla negli ultimi tempi, relative a prospettive di forti investimenti internazionali sul porto, come vengono giudicate? Più un’opportunità o una minaccia?

“Ci auguriamo che non restino grandi manovre. Oggi l’obiettivo principale è creare lavoro, consolidare e creare nuove infrastrutture. Poi ci metteremo in discussione”.

Il patrimonio tecnico-culturale delle case di spedizione, oggi aggiornato costantemente anche grazie alle possibilità delle reti sul web, continua ad essere fondamentale per lo shipping o rischia di essere sminuito proprio dai nuovi mezzi telematici?

“Il periodo è epocale, ma nulla può fermare il processo. Però il tecnicismo va contro la fantasia: pertanto secondo me avremo una diminuzione del nostro patrimonio culturale”.

Quanto gioca sulla rarefazione del lavoro per gli spedizionieri la concentrazione delle grandi compagnie di navigazione in joint-services e accordi sugli slots? E ritiene queste concentrazioni un fatto episodico per superare la crisi o una nuova strategia destinata a continuare nel tempo anche con l’auspicabile ripresa?

“Globalizzazione, concentrazione, joint-service portano alla scomparsa delle categorie più deboli, ma non vi sono dubbi, è una strategia destinata a continuare e certamente aumenterà con l’auspicabile ripresa economica. Gli spedizionieri devono ritagliarsi degli spazi che permettano allo shipping di servirsi della nostra professionalità”.

La riforma della legge 84/94, per anni considerata indispensabile e prioritaria per la crescita dei porti, sembra essere uscita dalle urgenze del governo. Qual’è la sua opinione in merito?

“Si e no. Fino ad oggi ha funzionato. Abbiamo sempre detto che era una buona legge; secondo me oggi una nuova legge non è indispensabile né prioritaria per la crescita dei porti”.

A.F.

[/hidepost]

Pubblicato il
31 Marzo 2012

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio