Napoli, le grandi manovre
Speranze e timori sugli investimenti stranieri – La “gelata” africana

Antonio Sticco
Ad Antonio Sticco, storico spedizioniere in Napoli e presidente dell’ACCSEA, abbiamo chiesto un sintetico giudizio sugli attuali problemi del settore.
Presidente Sticco, un anno fa sul nostro giornale lei molto realisticamente giudicava i tempi in arrivo molto duri sia per la sua categoria sia per lo shipping in generale. Oggi ritiene di poter intravedere qualche spiraglio di miglioramento per i prossimi mesi?
“Ci sono timidi segnali di riapertura, ma dal nostro osservatorio abbiamo notato che attualmente non è ripreso nemmeno il traffico delle lavorazioni per conto (Tunisia) mentre per gli altri paesi del Nord Africa non si percepisce una seria volontà commerciale”.
[hidepost]
Per la categoria che lei rappresenta a Napoli, le grandi manovre di cui si parla negli ultimi tempi, relative a prospettive di forti investimenti internazionali sul porto, come vengono giudicate? Più un’opportunità o una minaccia?
“Ci auguriamo che non restino grandi manovre. Oggi l’obiettivo principale è creare lavoro, consolidare e creare nuove infrastrutture. Poi ci metteremo in discussione”.
Il patrimonio tecnico-culturale delle case di spedizione, oggi aggiornato costantemente anche grazie alle possibilità delle reti sul web, continua ad essere fondamentale per lo shipping o rischia di essere sminuito proprio dai nuovi mezzi telematici?
“Il periodo è epocale, ma nulla può fermare il processo. Però il tecnicismo va contro la fantasia: pertanto secondo me avremo una diminuzione del nostro patrimonio culturale”.
Quanto gioca sulla rarefazione del lavoro per gli spedizionieri la concentrazione delle grandi compagnie di navigazione in joint-services e accordi sugli slots? E ritiene queste concentrazioni un fatto episodico per superare la crisi o una nuova strategia destinata a continuare nel tempo anche con l’auspicabile ripresa?
“Globalizzazione, concentrazione, joint-service portano alla scomparsa delle categorie più deboli, ma non vi sono dubbi, è una strategia destinata a continuare e certamente aumenterà con l’auspicabile ripresa economica. Gli spedizionieri devono ritagliarsi degli spazi che permettano allo shipping di servirsi della nostra professionalità”.
La riforma della legge 84/94, per anni considerata indispensabile e prioritaria per la crescita dei porti, sembra essere uscita dalle urgenze del governo. Qual’è la sua opinione in merito?
“Si e no. Fino ad oggi ha funzionato. Abbiamo sempre detto che era una buona legge; secondo me oggi una nuova legge non è indispensabile né prioritaria per la crescita dei porti”.
A.F.
[/hidepost]