Portuali alla scelta sul futuro
LIVORNO – Tra domani, giovedì 12, e la metà della prossima settimana, l’assemblea dei lavoratori portuali livornesi sarà chiamata a una delle scelte più impegnative dei suoi ultimi dieci anni: decidere le modalità della votazione per il rinnovo dei vertici entro domani e successivamente votare.
[hidepost]Non è facile capire dove stiano andando i portuali. Certo è che da un punto di vista storico, la Compagnia di Livorno è da anni un ircocervo, cioè a metà tra un residuo archeologico delle vecchie disposizioni corporative del fascismo (le compagnie nacquero allora, tanto che a lungo il dirigente si chiamava console) e una impresa moderna, che si pone in concorrenza sul mercato privato. Purtroppo, un insieme che ha utilizzato i vantaggi dell’una e dell’altra realtà accentuandone però spesso anche le contraddizioni.
Finché erano tempi di vacche grasse, l’ircocervo è sopravvissuto a se stesso: c’erano margini anche per digerire errori, prevaricazioni, scarsa professionalità e spirito – appunto – corporativo. Non sono mancati i tentativi di modernizzarsi, le iniziative per accentuare il carattere imprenditoriale, le intuizioni. Facile oggi attribuire al demiurgo Italo Piccini tutti i meriti e ai successori tutti i demeriti. Il fatto è che sono cambiate – anche radicalmente – le condizioni di operare, la portualità, lo shipping, il mondo economico, gli stessi criteri dell’economia. E certe iniziative che pure sembravano sulla carta vincenti – vedi il “Reefer” – sono maturate fuori tempo massimo per le difficoltà del credito e la frenata generale dei consumi.
Domani i portuali torneranno a dover fare delle scelte. Scelte definitive, scelte impegnative, scelte non più marginali e “scudate” dai margini fino a ieri esistenti. Noi speriamo che se la cavino. Perché sarebbe davvero una svolta storica – e una dura svolta occupazionale – che anche la Compagnia di Livorno, come tante altre, finisse nel tritacarne della crisi mondiale.
Antonio Fulvi
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