L’ultima stangata: TIA sui circoli delle barchette
LIVORNO – Bisogna ammettere che come fantasia per spremere soldi alla gente, in questi tempi c’è chi vuol battere ogni record. E’ il caso dell’AAMPS livornese, l’azienda ambientale di pubblico servizio per i rifiuti, che con perfidia tutta burocratica ha mandato nei primi giorni di agosto una lettera ai circoli nautici e della pesca “sparando” una inedita richiesta di tassazione TIA (tariffa di igiene ambientale). Con tanto di minacce se non fosse arrivata una immediata e sollecita adesione alla richiesta.
L’AAMPS, com’è noto ai livornesi, naviga in brutte acque, è stata di fatto commissariata e sta raschiando il fondo del barile per far quadrare i conti. Nel chiedere la TIA sugli specchi d’acqua, la lettera firmata dal dirigente amministrativo Luca Cosci si richiama alla sentenza n. 115 dell’11 maggio 2012 della commissione tributaria labronica, secondo la quale “gli specchi acquei destinati a ormeggi di imbarcazioni sono soggetti alla tariffa di igiene ambientale”.
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Immediata la reazione dei circoli a fronte dell’ennesima mazzata (come noto, in tempi duri per tutti anche la Regione ci ha provato a chiedere una nuova tassa sulle concessioni demaniali marittime: come si dice a Livorno “agli zoppi, calci negli stinchi!”): giovedì c’è stata una prima riunione dei circoli stessi che appoggiandosi a studi legali esperti in materia hanno deciso di resistere. Una delle prime considerazioni emerse è che le commissioni tributarie non fanno giurisprudenza, ma valgono per il caso unico giudicato. Altra considerazione è che si potrebbe sottilizzare sulla stessa “sentenza” citata, che parla di ormeggi di imbarcazioni, mentre buona parte dei circoli hanno ormeggi riservati ai natanti (che notoriamente sono un‘altra categoria, come altra categoria sono le navi) i quali sono esenti anche dalla recente tassa di proprietà “sparata” dal governo Monti. Insomma, i motivi per resistere ci sono.
Più amara la considerazione di fondo: e cioè che invece di cercare di risanare l’AAMPS tagliando le spese inutili, i tanti sprechi anche nel servizio, e razionalizzando l’apparato, si cerchi di scaricare il costo di anni di scarsa efficienza sulle spalle dei cittadini. Ma in questo l’AAMPS non è certo la sola. E stupisce che negli organi di controllo nessuno abbia levato nemmeno la più flebile voce in difesa della gente.
A.F.
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