La crisi dell’auto UE
L’intervento del presidente Costantino Baldissara

Costantino Baldissara
PRAGA – La peggior crisi del nuovo secolo e forse anche più in la: ma Costantino Baldissara, presidente dell’europea ECG, parlando all’annuale conferenza della logistica “automotive” nella splendida capitale mittel-europea, ha ribattuto alle tesi di chi vorrebbe ormai decotta l’industria europea dell’auto ricordando che a livello di qualità i maggiori costruttori del vecchio continente possono ancora insegnare molto. E se la attuale capacità produttiva è surdimensionata rispetto al mercato, lo si deve anche a politiche di austerity messe in atto da alcuni governi, come quello italiano, che hanno innescato tagli pesanti ai consumi guardando principalmente a contenere il debito pubblico e a rintuzzare le valutazioni – peraltro superficiali e spesso errate – delle agenzie internazionali di rating. Morale: secondo il presidente Baldissara non solo l’Europa è ancora la più ricca economia del mondo secondo il GDP, e non solo il deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro – del 20% rispetto al valori del 2008 – rende i prodotti europei molto più competitivi a livello mondiale, ma una politica di incentivi alla rottamazione delle vecchie auto porterebbe allo Stato più introiti che non certi inasprimenti fiscali sull’auto che hanno solo depresso il mercato.
[hidepost]Due conti per quello che riguarda l’Italia: sostituire i 12 milioni di auto obsolete, inquinanti e quindi anche pericolose per la salute, costerebbe 18 bilioni di euro allo Stato come incentivi alla rottamazione: ma gli renderebbe immediatamente 38 bilioni in Iva sulle nuove auto e altri 49 euro per ogni auto venduta in benefici sociali. Invece con gli ultimi provvedimenti in Italia il mercato si è praticamente bloccato, e analogamente in altri paesi dove è stata applicata la stessa politica. Anche per quello che riguarda i mezzi pesanti da lavoro, se mediamente in Europa ante-crisi si vendevano 2300 Tir all’anno, adesso se ne vendono 600, con una capacità produttiva che si aggira sui 2500 pezzi.
Secondo Baldissara, la crisi c’è, e si riflette fatalmente anche su tutta la catena logistica che sta alle spalle della produzione dell’auto. Ma i fondamentali rimangono sani, l’economia dell’Europa non è affatto debole e se ci fossero finalmente delle politiche illuminate, come una maggiore cooperazione tra costruttori ed addetti alla logistica, e specialmente una politica industriale europea e non frazionata per ogni singolo paese, la ripresa sarebbe certa e prossima. Anche l’eccesso di capacità produttiva dell’Europa – e della stessa Italia – nel campo dell’auto, potrebbe diventare un valore se ci fossero finalmente degli incentivi all’export, come chiedono anche alcune delle più importanti industrie del settore.
In sostanza, secondo il presidente dell’ECG non bisogna abbandonare la fiducia nel settore e nella nostra economia reale, che è molto meno drammatica di quanto non indichino i rating delle agenzie (il debito italiano delle famiglie è tra i più bassi del mondo e il debito pubblico dell’Europa è inferiore a quello sia del Giappone che degli Usa). Quello che è urgente – ha concluso Baldissara – è una politica industriale europea davvero unificata, e la cooperazione – ha ripetuto tra costruttori ed operatori della logistica – perché quest’ultima non venga considerata dai primi un costo da tagliare ma un investimento per meglio rispondere alle richieste del mercato, sia nazionale che internazionale.
Significativo che alla conferenza di Praga hanno presenziato i più importanti costruttori d’auto europei e non: gruppi che vanno da Volkswagen a Fiat, da Volvo a Psa, da Toyota a Hyundai. A significare che le problematiche del mercato mondiale dell’auto sono comuni.
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