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Fondi ai porti qualche briciola e tanti “niet”

ROMA – Fidarsi sarà bene: ma nel frattempo, visto come vanno le cose a livello di governo, sarà meglio tenere alto il livello di guardia. Perché l’esecutivo di Monti ha la caratteristica di predicare bene e poi trovarsi a razzolare male, o viceversa, dovendo tra l’altro passare sotto le Forche Caudine del parlamento, dove le lobby ovviamente difendono i propri campanili.
[hidepost]Stiamo parlando dei fondi sulle risorse da assegnare ai porti, nel limite di quella specie di elemosina che sono i 70/80 milioni da ripartire sui progetti importanti. Come lo stesso viceministro dei Trasporti Mario Ciaccia ha detto qualche giorno fa a Savona, il governo ha voluto privilegiare i porti che hanno progetti di infrastrutture già approvati e condivisi (se non addirittura co-finanziati) dal cluster marittimo provato.
In primo piano, come entità di fondi, risulta il porto di Civitavecchia con 33 milioni che serviranno a portare avanti i grandi progetti del porto di Roma avviati a suo tempo dall’allora presidente Moscherini e oggi perseguiti con impegno dal successore Pasqualino Monti. Segue il porto di Savona al quale andranno (o vogliamo dire: andrebbero?) 25 milioni di euro, per il completamento di quella piattaforma che sta diventando una delle promesse del Mediterraneo centrale. Subito dopo c’è Genova con 20 milioni, che rappresentano una consistente fetta del finanziamento globale, ma probabilmente non quanto il primo porto d’Italia si sarebbe aspettato sulla base dei progetti in corso.
Poi c’è il vuoto, o quasi: nel senso che Ciaccia ha garantito anche 4,5 milioni per Gioia Tauro e Cagliari, dove sono in corso importanti impegni d’infrastrutture legate all’esigenza di accogliere le grandi navi portacontenitori del prossimo futuro. Ma per il resto della ventina di porti italiani non necessariamente minori (compresa La Spezia, compreso Livorno, compreso Trieste, eccetera) dal fondo in questione citato dal viceministro non arriverà una lira. Anzi, lo Stato centrale si aspetta di racimolare qualcosa, se non attraverso la “spending review” nelle Autorità portuali (che il ministro Passera ha detto non verrà attuata) attraverso gli altri meccanismi di revisione di spesa che funzionano come nelle scatole cinesi o nelle Matrioske, mimetizzati entro altri capitoli.
Che dire di più? Ovviamente che i porti beneficati si meritano l’attenzione (e i finanziamenti) perché hanno portato avanti concrete e valide iniziative sulle infrastrutture. Aspettiamo di sentire adesso Assoporti: dove il presidente Luigi Merlo e il vicepresidente Pasqualino Monti saranno certamente interpreti del disagio generale dei porti non beneficati piuttosto che della soddisfazione dei loro due porti gratificati. Una coincidenza, certamente. Ma di quelle che hanno già fatto innescare qualche mugugno.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
14 Novembre 2012

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