Ferriera di Servola si alla “zona franca”
Inaccettabile per il porto ogni eventuale proposta di sdemanializzazione – L’importanza della banchina
TRIESTE – La riconversione della Ferriera di Servola, affacciata com’è su importanti banchine del porto triestino, deve avvenire nel rispetto prioritario delle esigenze dei traffici marittimi.
[hidepost]E’ questa la sintesi dell’intervento dell’Autorità portuale locale sul programma presentato in Regione Friuli-Venezia Giulia, anche in vista degli importanti sviluppi dei traffici di Trieste e in rapporto alle preoccupazioni legate al progetto di Venezia di un mega-terminal containers offshore (sul quale peraltro l’Autorità portuale di Marina Monassi mantiene un enigmatico e per alcuni anche sospetto silenzio).
Sulla ex Ferriera, l’Autorità portuale ha emesso una nota in cui si sottolineano le seguenti considerazioni.
1. la porzione di territorio demaniale marittimo costituita dalla banchina, dalla restante linea di costa e dai terreni immediatamente retrostanti – per complessivi 342.993 mq, oggetto di concessione – rappresenta un rilevante spazio portuale di Trieste, con fondali dai 13 ai 17 metri e con una banchina attrezzata della lunghezza di 350 mt;
2. la totalità degli impianti di lavorazione industriale e relative attrezzature si trova all’interno della retrostante area di proprietà di Servola SpA, che ammonta a circa 23 ettari (230.000 mq), mentre tutti gli spazi compresi nella concessione demaniale vengono utilizzati per lo stoccaggio delle materie prime e per le operazioni di sbarco/imbarco delle stesse e dei prodotti finiti;
3. quanto illustrato ai precedenti punti 1. e 2. fa emergere che la situazione di Trieste non può essere comparata ad altre precedenti esperienze analoghe (vedi Cornigliano-Genova, anno 2004) dove la maggior parte degli impianti industriali era ubicata all’interno delle zone demaniali in concessione;
4. l’Autorità portuale di Trieste, pertanto, nel condividere gli obiettivi del programma di riconversione della Ferriera di Servola, deve peraltro tutelare la fungibilità delle aree demaniali all’utilizzo logistico-portuale come previsto “ex lege” e, in tale contesto, trova non accettabile qualsiasi proposta di sdemanializzazione inserita nel programma citato, in quanto – sulla base della situazione territoriale sopra descritta – la stessa risulta irrilevante con gli obiettivi primari riferiti al rilancio economico-occupazionale del sistema, cui il medesimo programma dovrebbe attenersi; peraltro tutta quella banchina, se diventasse zona franca, attirerebbe immediatamente traffico e quindi lavoro e occupazione;
5. l’Autorità portuale di Trieste, chiarito un tanto, è altresì favorevole e disponibile a valutare – nell’ambito di un’intesa ad ampio raggio, ai sensi di legge – un piano industriale ed un programma di attività elaborato dal soggetto terzo deputato all’azione di riconversione, assistito da idonee e precise garanzie, finalizzato anche all’incremento dei traffici portuali ed industriali, della produttività del comparto e dei relativi livelli occupazionali.
Quanto sopra ai fini della concessione demaniale marittima delle aree contigue a quelle di proprietà di Servola SpA, qualora richieste e necessarie all’obiettivo di riconversione complessiva.
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