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La crisi “Eurocargo”

L’accusa a Roma: mancano strategie politiche e diplomatiche

ROMA – Come noto dal 23 novembre la nave italiana “Eurocargo Bari” del Gruppo Grimaldi di Napoli, impiegata sulla tratta Genova-Tunisi, è ferma in rada nel porto di Tunisi La Goulette a causa della reiterata azione di boicottaggio da parte delle locali autorità portuali.
“La situazione venutasi a creare nel porto di Tunisi-La Goulette – afferma Paolo d’Amico, presidente Confitarma – è gravissima perché vengono calpestati i più elementari principi di diritto internazionale sulla libertà dei traffici commerciali”.
[hidepost]“Avevo già segnalato nel corso dell’assemblea di ottobre il comportamento inaccettabile delle autorità tunisine – spiega Paolo d’Amico – e avevamo avuto assicurazioni dal sottosegretario Improta dell’interessamento della nostra amministrazione per garantire al nostro armatore la possibilità di operare in quel Paese nel rispetto dei principi di libera concorrenza e parità di trattamento con i vettori locali”.
Identici problemi verificatisi quest’estate avevano indotto l’armatore ad interrompere il servizio in attesa di assicurazioni da parte dell’amministrazione tunisina. Malgrado l’armatore italiano abbia di recente ricevuto dal ministro dei Trasporti tunisino e dall’Autorità portuale di Tunisi, la formale autorizzazione all’approdo, con la relativa programmazione degli scali, le proteste della Compagnia di Navigazione Tunisina COTUNAV, con pretestuose motivazioni di concorrenza sleale, hanno nuovamente provocato l’illegittimo comportamento delle autorità locali.
Confitarma si è immediatamente attivata informando i ministri dei trasporti e degli esteri e chiedendo una pronta e decisa azione a tutela degli interessi nazionali da tempo palesemente pregiudicati.
“Abbiamo svolto tutti i possibili interventi ai più alti livelli, ma dopo 6 giorni dal fermo della nave, non abbiamo avuto alcun riscontro – afferma d’Amico – Nel frattempo la Tunisia riesce a tutelare i propri operatori, decidendo chi, dove e quando può operare nei suoi porti e condizionando di fatto l’operatività dei nostri servizi, mentre le autorità italiane continuano a tollerare impotenti e in silenzio tale situazione”.
“Siamo costretti a rilevare la totale assenza di una strategia politica e diplomatica italiana a difesa di interessi nazionali, e ciò è tanto più sorprendente se si considera che viene penalizzato chi produce e da lavoro anche in un periodo di crisi come questo. Mi spiace dover sottolineare che anche i sindacati non sono riusciti a fare fronte comune in una situazione come questa che potrebbe rappresentare un pericoloso precedente”.
Oltre all’evidente danno commerciale e di immagine che la compagnia di navigazione italiana sta subendo, è comprensibile che molti lavoratori marittimi temano di perdere il lavoro a seguito di una possibile interruzione della linea con prevedibili azioni di protesta.

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Pubblicato il
5 Dicembre 2012

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