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Dalla Leghorn leader mondial i sigilli RFID ad Anversa

Luciano Grapsa

LIVORNO – Nemo propheta in patria. Ben si attaglia il detto latino alla storia dell’imprenditore Luciano Grapsa, greco di origine ma livornese di fatto, ancora non del tutto noto da noi benché con il suo genio ed intraprendenza abbia conseguito traguardi impensabili a livello mondiale. Così si potrebbe riassumere la sua storia e quella della società Leghorn di cui è fondatore e presidente. Un percorso, quello della Leghorn srl, che nasce nel 1978 e che oggi giunge ad attuare uno dei primi progetti di varchi RFID del mondo, messo in opera il 12 dicembre scorso presso il DP WORLD di Anversa, terminal contenitori del porto belga e società del gruppo DUBAI PORT WORLD (60 terminal nel mondo, 55 milioni di TEU nel 2011). L’importanza dell’evento ci ha portato a conoscere di persona l’artefice il quale ci ha raccontato le tappe della storia avvincente.[hidepost]

Il team Leghorn ad Anversa in occasione dell'evento del 12 dicembre 2012.

E’ grazie ad una delle sue specializzazioni, quella nei sigilli antimanomissione di cui è leader mondiale, ed in particolare all’invenzione della forcella elettronica per container che accoppia alta percentuale di sicurezza a costi competitivi che – dopo l’attacco alle Torri gemelle – l’azienda livornese viene contattata da importanti organizzazioni americane. I sigilli antimanomissione erano stati presentati la prima volta, per iniziativa di Grapsa, in una fiera a New York ed è in quell’occasione che la sua intraprendenza impressiona positivamente il responsabile locale dell’ICE che gli favorisce incontri con le più importanti cariche americane fra le quali il responsabile della Dogana del porto di New York. Di fronte all’occasione che si offre la Leghorn non si tira indietro, ma al contrario fa tutti i passi necessari per entrare in relazione di affari con quel mondo, costituendo anche una consociata in America, la Eprojetech. Da questa società nasce l’unica soluzione in grado di custodire merci di ogni valore con sigilli di sicurezza al costo unitario e competitivo inferiore all’euro: la realizzazione del sigillo RFID, con il non semplice inserimento di un chip dentro un sigillo d’alta sicurezza, già certificato 17712/2010 dall’unico ente americano autorizzato a tale pratica. Vengono via via risolte altre problematiche legate alla lettura da lontano tipo il caso del container che si muove nel gate ed arriva il momento che il sigillo viene richiesto dal DP WORLD del porto belga. Qui non mancano le difficoltà iniziali: il sigillo, incredibilmente, non riesce ad essere letto ma la Leghorn, certa della bontà del proprio lavoro non si perde d’animo e, giunta in loco con i suoi ingegneri, costruisce di sana pianta un gate di prova con la capacità di lettura di un container al secondo e su 100 prove ottiene 100 successi. Scatta il contratto ed oggi la Leghorn è a pieno titolo fornitrice di uno dei più importanti terminal del mondo di “un sistema tutto italiano e per l’80% prodotto dentro la Leghorn” sottolinea con giusto orgoglio Luciano Grapsa. Il livello della sicurezza raggiunto con questo dispositivo, molto più alto rispetto al passato, corrisponde ad un valore aggiunto di centinaia di milioni di euro di risparmio sulle merci.
C’è ancora un’evoluzione da annotare: l’etichetta sul sigillo che narra la cronistoria della movimentazione del container. L’obiettivo già raggiunto dalla Leghorn è quello di tracciare il percorso logistico del container e segnalare solo gli eventi negativi, capire dove questi accadono e rintracciare la responsabilità; ma anche un altro aspetto è importante: il sigillo grazie alla tracciabilità elettronica “storica” elimina una serie di adempimenti manuali (compilazione moduli, smarcatura sigilli, ecc.) e consente al personale di svolgere operazioni più produttive. “Stiamo cercando di far partire entro il prossimo giugno il progetto TPCS cui hanno contribuito a Livorno la Dogana, l’Autorità portuale, l’interporto ed il porto” informa Alessandro Paternostro, consulente della Leghorn “il progetto prevede un software in cui tutti gli operatori che agiscono su un determinato trasporto inseriscono i loro documenti formando un corridoio veloce che elimina i tempi morti delle soste grazie alla completa informatizzazione. Manca solo l’applicazione operativa del sigillo finale, parte necessaria del tracciato che ne permetterà la lettura a tutte le parti interessate e Leghorn sta implementando questo sistema cercando di inserire un gate intelligente in un terminal livornese che parlerà in particolare al mondo del cabotaggio giacché questo settore, secondo noi, rappresenterà il futuro del nostro porto”. Convinta che l’innovazione sia fondamentale e che nel prossimo decennio il settore della logistica vedrà enormi cambiamenti in questo senso la società è pronta ad affrontare una nuova fase, volta a superare gli ostacoli che sono oggi rappresentati da una “forma mentis” conservatrice. A suo avviso è arrivato il tempo delle decisioni politiche opportune derivanti dalla capacità di percepire il valore di una novità ed i vantaggi che potrebbero conseguirne. Livorno potrebbe diventare un polo logistico “intelligente” e promuovere il proprio servizio avanzato per attrarre traffici ed opportunità commerciali capaci di creare ricchezza per l’intero sistema. Negli intenti della società c’è la creazione di partnership con le istituzioni per stimolare un pensiero culturale nuovo orientato verso una maggiore concorrenzialità del sistema porto, città, regione rispetto a competitor nazionali ed internazionali. Leghorn non ha bisogno di pubblicità (gestisce ogni anno 2.500 clienti in tutto il mondo con un ordine medio a cliente di 2.500 euro) ma vuole far parte di un pensiero critico e favorire incontri, convegni dove ci si interroghi sul significato di logistica intelligente e su cosa ogni soggetto interessato può fare per ottenerla.
“Sono livornese ed in primis ho offerto i miei servizi a Livorno, sarei orgoglioso di intraprendere quest’esperienza con il mio territorio” conclude il presidente della Leghorn “A giugno finalmente potrò vedere realizzato anche qui il mio sistema ed auspico che in futuro anche da noi si possano prendere le decisioni giuste al momento opportuno come vedo accadere in altre realtà tipo Anversa, Amburgo, Rotterdam”. Quella che si offre generosamente da parte di quest’imprenditore che non rinuncia alla sua livornesità è la prova di appello: vediamo se dopo aver conquistato l’interesse e l’apprezzamento a livello mondiale potrà finalmente mettere il proprio sigillo a casa sua!
Cinzia Garofoli

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Pubblicato il
12 Gennaio 2013

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