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Sulle tasse portuali la beffa per Trieste

Lungi dall’essere facilitati, i punti franchi del porto pagheranno di più – La crescente minaccia di Koper, dove costi e tasse sono nettamente inferiori

Marina Monassi

ROMA – Com’era prevedibile, la recente stangata sulle tasse portuali innescata al decreto interministeriale di fine 2012 (in data 24 dicembre e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 5 gennaio scorso) ha provocato un’ondata di proteste, la minaccia di alcuni armatori di abbandonare o diradare le soste nei nostri porti, e anche la contestazione dei termini del decreto stesso. Contestazione che riguarda sia i tempi di applicazione degli aumenti, sia l’“eccezione” contemplata per i punti franchi del porto di Trieste, che invece di essere una facilitazione – come ha tentato surrettiziamente di far credere il testo stesso del decreto – ha costituito un ulteriore aggravio per quel porto.
[hidepost]Sui tempi di applicazione del decreto, il pasticcio è nato dal fatto che il decreto porta formalmente la data del 2012 e fa partire quindi il primo scatto degli aumenti dal 2012. Però il decreto è entrato in vigore nel 2013 (dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 5 gennaio corrente) per cui si sono accavallati immediatamente due aumenti. E a togliere ogni dubbio è arrivata la circolare dell’ufficio delle dogane che chiede ai porti di applicare entro gennaio entrambi gli scatti, ciascuno dei quali è del 33% sulle precedenti quotazioni. Una vera stangata, contro la quale – come abbiamo giù pubblicato – si sono pronunciati sia Confetra sia Federagenti, mentre Assoporti (i cui porti otterranno gli aumenti decretati) ha assunto toni più soft, facendo dichiarare al presidente Luigi Merlo che “saranno cercati correttivi”.
Particolarmente colpiti, oltre ai porti di transhipment – che avevano avuto facilitazioni dal governo Berlusconi proprio per ridurre le tasse portuali – anche i punti franchi di Trieste. Qui, come hanno fatto osservare gli operatori portuali di quello scalo, il decreto chiede in sostanza – sia pure con forma abbastanza mascherata – che gli incrementi della tassazione siano maggiori per poter arrivare in tempi rapidi a un livellamento delle tasse con il resto della portualità. Il meccanismo utilizzato è il recupero del differenziale Istat al 100% invece che al 75% stabilito per gli altri porti, con un risultato di aumenti a catena.
A Trieste ovviamente ci sono reazioni furibonde, tenuto conto che viene considerato da tutti assolutamente illegittimo l’effetto retroattivo della norma. L’Autorità portuale di Marina Monassi da parte sua sembra sia disponibile a ridurre l’impatto del decreto, anche se i margini di manovra non sarebbero molti. Ma ne va anche della stessa sopravvivenza di molti traffici triestini perché – ricordano gli operatori locali – a poche decine di miglia opera il grande porto di Koper (Capodistria) diventato quest’anno il leader dell’alto Adriatico nel settore dei containers e dove oltre a non esserci tasse portuali ci sono anche tasse d’impresa al solo 22%. Tanto da mettere in crisi anche i più efficienti terminal portuali e retroportuali triestini.

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Pubblicato il
19 Gennaio 2013

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