Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Gli interporti un’assise sul niente?

ROMA – Non per essere disfattisti, o peggio: ma alla luce di quanto dice Pierluigi Maneschi qui a fianco sugli interporti italiani, l’assise programmata per oggi mercoledì 23 dalla loro associazione qui a Roma all’hotel Nazionale, sembra più che altro il remake di quel celebre capolavoro di Marcel Proust “Alla ricerca del tempo perduto”.
[hidepost]Nel senso di andare a dare uno scopo ai troppi interporti oggi esistenti in Italia – ripeto: leggetevi quello che afferma qui a fianco Maneschi – oppure, se ci fosse davvero la volontà di razionalizzare il sistema, di andare a stabilire chi ha una ragion d’essere e chi deve cambiare destinazione e scopo.
Mi rendo conto che è quasi assurdo chiedere di ridimensionarsi o di cambiare target a strutture nate quasi sempre da scelte di sottogoverno più che di pianificazione; perché in molti casi di sottogoverno continua a trattarsi. E se il presidente dell’Unione degli Interporti Alessandro Ricci continua a sua volta a sperare che dai governi italiani arrivi un processo di razionalizzazione e di sviluppo internazionale (le sue visite in Francia per cercare il bandolo della matassa sono note), la realtà ci richiama purtroppo a un niente di fatto: comprese le volenterose ma sterili iniziative dell’ex sottosegretario Bartolomeo Giachino, vero e proprio sherpa destinato ad oggi a pestar acqua nel mortaio.
Ricci, come tutti sanno, opera da un interporto, quello di Bologna, che è tra i quattro o cinque davvero funzionali e capaci nella selva dei troppi italiani. Viene da chiedergli – ma una risposta sincera difficilmente arriverebbe – chi glielo fa fare a rappresentare un’unione così scalcinata e poco funzionale com’è l’UIR. Spirito di corpo, speranza di arrivare a una vera razionalizzazione funzionale del sistema, o solo una medaglietta da appuntarsi al petto, tanto per avere un po’ più di visibilità nazionale e internazionale?
Mi rendo conto che certe domande sono urticanti, e forse anche inutili nella morta gora della logistica nazionale. Ma l’occasione di oggi a Roma potrebbe essere importante. Se finalmente emergesse il coraggio di un’analisi vera, anche se necessariamente di lacrime e sangue.
Antonio Fulvi

[/hidepost]

Pubblicato il
23 Gennaio 2013

Potrebbe interessarti

“Non solo editore”

È stato, per chi l’ha conosciuto, un maestro di vita: appassionato del mare, del bello scrivere e anche delle gioie che possono venirne. Uomo di cultura, mai ostentata ma semmai offerta con un filo di...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Nautica e navigatori al Salone di Genova

Passata la festa, diceva un vecchio proverbio un po’ blasfemo, gabbato lo Santo. Passato il Salone Nautico di Genova, appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati, sono state tirate le somme: ufficialmente, la nautica italiana...

Editoriale
- ANTONIO FULVI
Leggi ancora

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio