L’interporto di Padova cresce come porto-containers inland
Cinquemila treni blocco all’anno in particolare dai tre principali porti tirrenici di La Spezia, Genova e Livorno ma anche da Rotterdam – Il timore: la proliferazione di aree logistiche come bolle speculative immobiliari

Sergio Giordani
PADOVA – Nato quarant’anni fa come centro per i corrieri, quando il concetto di logistica era ancora quasi esclusivamente militare – l’avevano inventato le legioni romane, che proprio grazie a una logistica allora d’avanguardia avevano conquistato mezzo mondo – l’interporto di Padova festeggia in questi giorni il traguardo del 95% di riempimento dei propri magazzini e della più alta percentuale di operatività per ferrovia del comparto. Con una preoccupazione, che il presidente dell’interporto Sergio Giordani ha espresso pochi giorni fa sulla stampa locale: quella della “proliferazione di aree logistiche, magari finanziate dal pubblico, che creano bolle speculative immobiliari tali da vanificare quanto è stato fatto qui da noi in quattro decenni di pianificazione e investimenti”.
[hidepost]Chiari i riferimenti: e chiaro anche l’appello perché ci si dia una regola con una pianificazione nazionale che impedisca l’assurda pletora di interporti così come non è stato possibile fare con le Autorità portuali (oggi al limite di una trentina contro l’iniziale progetto di non superare le sei/otto unità).
Padova vanta, sempre secondo Giordani, una delle maggiori concentrazioni di treni-blocco containers del nord Italia, circa 5 mila su base annua. Sempre secondo le cifre fornite dal presidente Giordani, il 24% dei treni blocco viene dal porto di La Spezia, il 22% da Genova, e in terza posizione si trova Livorno con il 18% dei treni. Significativo che Livorno sia incalzato addirittura da Rotterdam, che opera con l’11% dei treni di Padova. Seguono Trieste con il 7% e per il 2% Londra, Ravenna e Catania.
La modalità ferroviaria, che in molti porti italiani stenta a crescere per le note difficoltà dell’“ultimo miglio”, viene in primo piano a Padova, che fa il possibile per evitare il ricorso ai trasporti via gomma. “Noi siamo la stazione ferroviaria attraverso la quale – dice ancora Giordani – i containers che vanno a Genova, a La Spezia, a Livorno, Trieste o Rotterdam hanno la possibilità di andarci per treno, in alternativa al tir che intasa le strade che ha un pesante impatto ambientale”.
Si fida davvero delle ferrovie e di Trenitalia Cargo l’interporto di Padova, specie di fronte allo scarso entusiasmo del vettore ferroviario nel comparto del trasporto pesante? Giordani assicura di si, con un motivo fondamentale: la Società Interporto di Padova Spa, che gestisce il complesso, ha come soci praticamente paritetici Comune, Provincia, Camera di Commercio e Ferrovie dello Stato. Che quindi operano, come si direbbe, “sul suo” ed hanno tutto l’interesse a fornire un buon servizio.
E il futuro? Giordani non ha dubbi: in una situazione estremamente complessa e delicata com’è quella della logistica italiana, anche in rapporto all’impasse politico-programmatoria del Paese seguita alle ultime elezioni, “occorre continuare a investire nelle strutture dell’interporto e a proporre servizi innovativi e remunerativi per le aziende”. Infine: la sostanza c’è, bisogna anche farla conoscere ed apprezzare al meglio.
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