La maledizione (sospetta) delle porte vinciane rotte
Non si riesce a chiudere quelle paratie che dovrebbero garantire i fondali in Darsena Toscana
LIVORNO – Vogliamo dircelo, una buona volta? A Qualcuno questa faccenda delle porte vinciane che dovevano essere chiuse e invece continuano clamorosamente ad essere aperte, sta facendo venire il sospetto che qualcuno ci marci. Solo un sospetto: ma come si fa a considerare solo fatalità – la maledizione del Faraone – il fatto che per due o tre volte le porte sono state urtate da chiatte in transito dal canale dei Navicelli, sono state faticosamente (e lentamente) riparate e di nuovo sono state urtate e messe fuori servizio? Saranno maligni e faranno peccato quelli che sospettano su questi urti “involontari”: ma come diceva Andreotti, a pensar male si fa peccato, ma spesso si azzecca.
[hidepost]La morale è anche siamo ormai alla vigilia di luglio e le porte vinciane sono aperte, spalancate, da più d’un mese: con tutte le nefaste conseguenze che sappiamo per i fondali della Darsena Toscana, che con le piogge abbondanti di giugno hanno ricevuto nuovamente tonnellate di fanghi e di detriti.
Giuliano Gallanti, che sulla chiusura delle porte ci aveva messo la faccia – e fisicamente si era fatto fotografare sui loro battenti che si serravano – è giustamente inferocito. Non capisce – e noi con lui – come mai quando le porte erano perennemente aperte nessuna chiatta le urtava, e adesso che dovrebbero essere aperte solo per il passaggio occasionale delle chiatte stesse, due per tre le spaccano. Hanno improvvisamente disimparato a far manovra i “chiattaioli” o i loro rimorchiatori? O c’è, appunto, la maledizione del Faraone?
L’Autorità portuale di Livorno ha convocato un nuovo incontro con i dirigenti del Canale dei Navicelli per concordare un rimedio. Anche l’Authority di Gallanti peraltro ha le sue colpe: il dragaggio della zona del canale dove confluisce anche lo Scolmatore e dove vengono manovrate le porte vinciane, è stato interrotto dopo che al Calambrone avevano urlato come aquile perché la draga faceva un intorbidimento (o peggio) d’inferno. E non si è più dragato. Da una parta all’altra del canale ci si accusa di aver mancato ai patti, solennemente sottoscritti con il presidente della Regione Enrico Rossi. Ma il vero problema è che nessuno fa niente: e che si avvicina quella fine di luglio in cui Yang Ming sperimenterà l’ingresso in Darsena Toscana di una delle sue 8 mila Teu. Con quali fondali, visto che presumibilmente i nuovi fanghi entrati dalle porte vinciane non saranno certo d’aiuto?
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