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Il pasticciaccio dei siti SIN sui porti

LIVORNO – Brutta cosa essere tacciati da Cassandre, ovvero da profeti di sventure. Eppure qualche volta tocca. E’ il caso della doccia fredda sui siti SIN che dovevano diventare siti SIR e invece – dopo l’ultima riunione a Roma – pare rimangono di competenza del ministero dell’Ambiente o comunque non possano avere particolari alleggerimenti.
[hidepost]Avevamo scritto qualche numero fa che ci sembrava prudente aspettare i fatti dopo tutto il trionfalismo espresso dalle istituzioni livornesi per l’annuncio che i SIN sarebbero passati di competenza della Regione e ristretti a poche aree. Adesso tutti gridano: il presidente della Provincia Giorgio Kutufà è partito lancia in resta prendendosela – probabilmente a ragione – con il ministero e con i suoi balletti. Anche l’Associazione industriali ha sparato una dura nota, che riporto qui sotto. Ma il vero problema è un altro: SIN o SIR che siano, le aree portuali livornesi – come quelle dei porti dove è piovuta l’analoga disgraziata “qualificazione ambientale” – sono state codificate per legge come da bonificare profondamente: ed è semplicistico credere che un ministero – anche se è cambiato il ministro – accetti di ammettere di aver fatto un tempo una cazzata immane, modificandola in senso tutto opposto. Come qualcuno ogni tanto ci ha ricordato, sono i funzionari più che i ministeri a decidere sul piano tecnico. E per quanto all’Ambiente ci siano ancora ottimi e capaci dirigenti (pochi…), i meccanismi delle regole sono ancora più forti di loro. Insomma, pretendere che cambi tutto solo perché la politica locale si possa far bella è un’ingenuità. O peggio. Bisognerà agire in altro modo: specialmente perché in queste faccende sono anche i tempi che contano, e “aggirare” tutte le trappole dei SIN in anni ed anni di defatiganti schermaglie sarebbe come non risolvere.
A.F.

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Ed ecco la nota degli industriali livornesi.
Da anni chiediamo che il problema della bonifica dei siti industriali sia considerato non soltanto un tema ambientale ma soprattutto un tema di politica industriale.
Sono del tutto evidenti, infatti, i danni che la situazione dei cosiddetti SIN (Siti di Interesse Nazionale) produce sulle iniziative di consolidamento e di sviluppo industriale.
Le notizie circolate circa una diversa perimetrazione del SIN di Livorno, è senza dubbio una doccia fredda nello scenario complessivo della crisi.
Infatti, l’azione collegiale degli enti locali e dell’Autorità portuale, d’intesa con la Regione, aveva creato le condizioni affinché gran parte del SIN di Livorno, fosse riperimetrato e classificato come SIR, cioè sito d’interesse regionale.
Ciò consentirebbe una gestione delle procedure certamente più fluida e soprattutto più efficace ai fini dell’effettuazione delle bonifiche, contrariamente a quanto è accaduto in questi anni nei quali, la macchinosità e la farraginosità delle procedure hanno determinato che ad oggi sono ancora da bonificare la quasi totalità dei SIN italiani che ammontano a ben 54, con buona pace delle esigenze ambientali!
Ricondurre le aree interessate alle bonifiche sotto la competenza regionale, rappresenterebbe, inoltre, una maggiore referenza nei confronti di potenziali investitori e darebbe certezza alle attività produttive esistenti, di poter programmare i rispettivi investimenti.
In tale quadro, appare del tutto incongrua la posizione espressa dal ministero dell’Ambiente nel voler tenere bloccato il SIN di Livorno senza alcuna significativa riperimetrazione.
“Occorre a questo punto un presidio forte delle istituzioni – interviene Alberto Ricci presidente della Confindustria di Livorno – che richiamino alle responsabilità tutte le sedi decisionali, riaffermando la pericolosità dei danni collaterali che una decisione di questo genere potrebbe determinare. Sarà quindi necessario richiedere immediatamente il coinvolgimento del ministero dello Sviluppo Economico affinché la questione del SIN di Livorno sia ricondotta nell’alveo della ragionevolezza, scongiurando ulteriori ripercussioni sul sistema industriale, le cui conseguenze economiche e soprattutto occupazionali sarebbero inarginabili.
Auspichiamo – conclude Ricci – che le istituzioni locali, con il coordinamento della Regione rappresentino tali esigenze con la massima determinazione, presidiando le ulteriori fasi procedurali”.[/hidepost]

Pubblicato il
7 Agosto 2013

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