IMU e TDT o l’incertezza del diritto
LIVORNO – Un tempo si diceva che il fondamento di ogni seria democrazia è la certezza del diritto. Non vorrei ricorrere a un’immagine (negativa) molto abusata di questi tempi, ma sembra che in Italia, su molti settori e in particolare quello fiscale, ci sia semmai la certezza del rovescio.
[hidepost]E’ il caso del contenzioso che si è scatenato a inizio del mese tra l’Agenzia del territorio – ovvero l’odiato Fisco – e la stessa Commissione Tributaria regionale sull’applicazione dell’IMU alle aree del Terminal Darsena Toscana.
La vicenda ha appassionato la stampa locale e nazionale, specie quella specializzata. Ha appassionato ed appassiona ovviamente ancora meno il TDT che si era visto riconoscere dalla Commissione Tributaria regionale l’esenzione dall’IMU – pretesa invece dall’Agenzia del territorio – in quanto area terminalista classificata sotto la categoria E. A parte il fatto che sull’IMU ci sono state, proprio in questi ultimi giorni, variazioni importanti e non solo per la prima casa (e si attendono i testi definitivi dei provvedimenti del governo) sembra davvero assurdo che l’Agenzia del territorio si sia addirittura accanita sulla sua tesi fino a ricorrere in Cassazione contro la Commissione Tributaria e lo stesso TDT. E contro tutti i pareri di Assiterminal che con tanto di supporti legali non certo dilettantistici ha seguito la vicenda in pieno supporto al terminal labronico.
Si dirà che il ricorso in Cassazione chiarirà definitivamente la vicenda e stabilirà la certezza del diritto. Ma la Cassazione non è un fulmine di guerra – almeno in generale – e non fa certo bene al TDT, alla sua gestione e alla determinazione delle tariffe da applicare ai clienti l’incertezza tra pagare e non pagare. Dicono che si tratti di 150 mila euro l’anno: che spalmati sulle tariffe, non sono un bruscolino. Ma è l’incertezza che brucia di più: e le ricadute a cascata su tutti i terminal che hanno aree accatastate. Insomma, tasse, tasse e ancora tasse. E la competitività che a gran voce le istituzioni chiedono alle imprese, di grazia?
Antonio Fulvi
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