Liquidata la Wintermar Elia sbarca con la Cilp
Non erano stati raggiunti i risultati sperati e i due soci hanno ripreso la loro autonomia – Il terminal dei gruppi livornesi non intende però abbandonare il settore delle auto
LIVORNO – Wintermar non esiste più, Sintermar ed Elia l’hanno liquidata e continuano la strada dell’import di auto nuove ciascuno per la propria strada.
[hidepost]La notizia, che circolava già da qualche giorno, adesso ha la conferma ufficiale: la società paritetica tra i due operatori è stata liquidata, Elia ha già scaricato un paio di navi di auto Toyota con la Cilp servendosi delle aree del terminal Da Vinci, e Sintermar si ripresenta sul mercato da sola, riprendendo – ha confermato un portavoce – il proprio mestiere di terminalista e di operatore logistico per le auto e per altro.
La Wintermar in sostanza è durata circa tre anni: con il 50% di Elia e altrettanto della Sintermar, aveva tentato la strada nuova per il terminal delle auto nuove allo sbarco, ponendosi in concorrenza con la Cilp e il suo autoporto del Faldo. Perché non abbia funzionato, o almeno perché non abbia dato evidentemente i risultati sperati, va cercato in una molteplicità di circostanze, compresa la pesantissima crisi del mercato dell’auto in Italia: sul comparto dell’import di auto nuove, dove il porto di Livorno era da anni leader italiano, si sono nel frattempo affacciati altri porti, a cominciare da Civitavecchia e dalla stessa Gioia Tauro, mentre la Cilp ha creato essa stessa un’alternativa al Faldo per ridurre le “rotture di carico” di quest’ultima location, specie sulle auto che dopo lo sbarco possono proseguire direttamente verso le concessionarie.
Rimane da vedere adesso se Elia proseguirà la collaborazione con Cilp, o se cercherà una rinnovata autonomia; e rimane da vedere che cosa arriverà in Sintermar, se è vero che il terminal dei gruppi D’Alesio-Fremura-Neri è intenzionato a mantenere la sua offerta anche per le auto da sbarcare. Il mercato delle 4 ruote non è ancora in rilancio, ma evidentemente c’è chi ci spera. E si può prevedere che si riaccenderà presto una nuova guerra per le auto sulle banchine labroniche.
Le guerre in banchina, come noto, non sono il massimo né per la produttività dello scalo, né per il miglioramento della sua immagine all’esterno, né infine per la pace sociale. Ma la Cilp è, come noto, alla disperata ricerca di far quadrare i bilanci e si attacca a quello che può: sottolineando tra l’altro che il traffico delle auto l’ha inventato lei, anni fa, quando ancora nessun porto o quasi ci pensava. Con l’autoporto del Faldo poi la Cilp, insieme a Koelliker, ha creato ai tempi di Italo Piccini un settore di business totalmente nuovo, che per anni ha dato piena soddisfazione a entrambi i soci. Con la crisi europea dell’automobile, siamo arrivati alla resa dei conti e anche il Faldo si è rivelato un potenziale “business” da monetizzare: peraltro non ancora monetizzato in quanto non si tratta di vendere l’intero affare, ma soltanto la parte immobiliare. Il Faldo continua il suo lavoro, anche migliorando la propria competitività grazie ai treni-blocco che hanno aperto un nuovo comparto della distribuzione (in questo caso in entrata via terra): ma la concorrenza sulle auto da sbarcare è ormai diventata globale e non ci sono certo segnali che possa diminuire. Anzi, quando (e se) ci sarà l’auspicata ripresa del mercato nazionale, c’è da essere certi che saranno in tanti a buttarsi sul comparto, nella speranza di riprendere i tempi perduti.
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