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Punto Franco: a Trieste serve un’applicazione vera

Maneschi attacca: sbloccare la situazione inchiodata dalla burocrazia

Pierluigi Maneschi

TRIESTE – Per utilizzare appieno il regime del Punto franco è necessario un regolamento che consenta di utilizzare le potenzialità di questo strumento fiscale, sia per sfruttare l’area del Porto Vecchio che per rilanciare le attività del porto industriale.
Di questo si è discusso a Trieste durante l’incontro organizzato dalla sezione locale del Propeller, che ha visto confrontarsi i due imprenditori Pierluigi Maneschi e Federico Pacorini con Fulvio Rocco, giudice del Consiglio di Stato. L’occasione per l’appuntamento è stata fornita dalla nuova linea del Propeller Trieste che, con la recente elezione del presidente Fabrizio Zerbini, intende promuovere una serie di incontri per stimolare il dibattito sui nodi della portualità ancora da sciogliere nel territorio di competenza.
[hidepost]Partendo dall’esame della recente sentenza del Tar che ha rigettato il ricorso di Portocittà (attuale concessionaria del Porto Vecchio di Trieste), esaminando la situazione del Punto Franco, il dibattito si è presto spostato anche su tematiche di carattere più generale, relative all’intero sistema portuale.
“Trieste rappresenta punto di entrata e uscita delle merci per i Paesi dell’Europa interna, il Punto franco è stato creato proprio per questo fin dal ‘700, ma finora l’incapacità della classe amministrativa, e non i politici, ci ha fermati. Bisogna sbloccare la situazione per non avere un Punto franco a metà, lasciandoci liberi di lavorare”. Così Pierluigi Maneschi, l’imprenditore dello shipping a capo di Italia Marittima (filiale di Evergreen in Italia), che a Trieste gestisce inoltre – con Trieste marine Terminal – il Molo VII del Porto con un traffico container in costante aumento.
“Serve un regolamento per applicare il regime di Punto franco”. Questa la soluzione proposta da Fulvio Rocco, giudice del Consiglio di Stato, che parrebbe poter risolvere sia l’impasse relativo alla parte vecchia dello scalo (dove tutto è bloccato anche perchè le aree non hanno libero accesso) sia lo sviluppo di un Porto nuovo particolarmente vocato a rifornire l’Europa centrorientale.
Alla serata è intervenuto anche Federico Pacorini, storico imprenditore triestino che già alla fine degli anni ’90 aveva tentato di realizzare un progetto con l’obiettivo di restituire il Porto Vecchio alla città.
“Punto Franco e Porto Vecchio non possono più stare assieme – ha sostenuto Pacorini – ed è impossibile pensare ad esenzioni su Iva e da tasse sul lavoro. Finora la classe dirigente di questa città, e mi ci metto anch’io, non ha fatto il proprio dovere, la sentenza del Tar sul Porto Vecchio è una surroga all’intelligenza di questa città”.
Le conclusioni del dibattito, tenuto in una sala con folta partecipazione di pubblico, attenta e pronta al confronto, sono state dello stesso Fabrizio Zerbini, neopresidente del Propeller triestino. “Ciò che dobbiamo dare, ai nostri cittadini e agli investitori esteri è la certezza del diritto – ha detto Zerbini – che, mi pare di aver capito dopo questa interessantissima discussione, ancora non c’è”.

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Pubblicato il
5 Ottobre 2013

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