Caso Massidda e a Cagliari posto vacante
ROMA – Qualcuno si aspettava – noi compresi – che il direttivo di Assoporti prendesse posizione ufficiale sulla sentenza del Consiglio di Stato che ha “defenestrato” il senatore Massidda dalla presidenza dell’Autorità portuale di Cagliari.
[hidepost]Invece niente: ovvero, nessuna dichiarazione in merito. Però c’è un dettaglio che vale più di un intero trattato giuridico o di una presa di posizione politica: la conferma unanime di Massidda come vicepresidente di Assoporti.
Ovviamente ciascuno è libero di leggere la cosa secondo il proprio metro di giudizio. E il presidente Pasqualino Monti aveva già anticipato, a titolo personale, la propria stima per il collega di Cagliari, ribadendo anche sulle nostre colonne il giudizio altamente positivo sul suo operato. Però la riconferma di Massidda come vicepresidente di Assoporti malgrado non sia più presidente di Autorità portuale ha una valenza diversa: vuol dire, se abbiamo capito bene, che Assoporti rivendica la propria autonomia come libera associazione delle Autorità portuali e non considera vincolante il dicktat del Consiglio di Stato. Di più: evidentemente non lo considera nemmeno giusto, almeno sul piano in cui Assoporti opera. Come a dire: siamo una libera associazione privatistica, sia pure tra istituzioni controllate dallo Stato, e le nostre regole ce le facciamo noi. A rigor di regolamento poi, far parte di Assoporti non sembra abbia come conditio sine qua non essere un presidente di un porto in carica: il precedente di Francesco Nerli è stato più volte richiamato.
Un piccolo dettaglio, emerso a margine della notizia. A Cagliari, almeno fino a due giorni fa, la poltrona dell’ex presidente Massidda era ancora vuota: nel senso che il ministro non aveva ancora nominato un commissario, come la sentenza del Consiglio di Stato imporrebbe. Solo un ritardo burocratico o anche questo dettaglio ha una sua chiave di lettura particolare?
Antonio Fulvi
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