Comitato portuale e crisi Unicoop a Livorno
LIVORNO – Comitato portuale più che altro sulle problematiche finanziarie, quello di mercoledì scorso: basato sull’approvazione del bilancio preventivo 2014, con le varianti al Pot che di anno in anno vengono apportate.
[hidepost]Unica annotazione “di colore”, l’acquisizione – non si sa quanto davvero utile: ma le vie della politica sembrano infinite – del 30% del capitale di Livorno Sviluppo, la società della Provincia che cerca nuovi sbocchi. Tra le varie altre voci discusse, l’addizionale per il servizio di vigilanza ai varchi doganali e tra le comunicazioni anche lo stato dell’opera del sospirato piano regolatore del porto.
Il comitato portuale era stato preceduto di due giorni dalla commissione consultiva che ha ridotto di una unità (da 20 a 19) le imprese autorizzate alle operazioni portuali, essendo stata la Taf incorporata dalla Cilp. Per i servizi portuali rimane invariato il numero delle imprese, otto.
Sia in commissione che in comitato sono rimbalzati i problemi di Unicoop Servizi, cooperativa che vanta nei confronti di altre imprese crediti nell’ordine di 130 mila euro e che ha pertanto una pesante situazione debitoria verso la defunta Agenzia del Lavoro Portuale (Agelp), messa in liquidazione a giugno per fare spazio all’attuale Alp, la società che ai sensi dell’art. 17 della 84/94 è oggi autorizzata ad integrare la manodopera delle imprese art. 16 e 18 dello scalo labronico.
«Sono 34 anni che lavoriamo in Porto – ha detto in commissione consultiva Carlo Savi, uno dei rappresentanti della delegazione Unicoop che si è recata in Autorità Portuale – siamo qui perché vogliamo sensibilizzare la comunità portuale nei confronti della nostra situazione. Chiediamo che le istituzioni ci diano una mano». Un’altra delle guerre tra poveri che stanno destabilizzando anche il tessuto sociale del porto labronico.
A.F.
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