Strategie di sistema oppure il caos
I porti del Mediterraneo ma anche l’intera Europa devono trovare formule per veri “sistemi” evitando le guerre al ribasso – Il “pericolo del P3 Network – il “caso” Livorno

Giuliano Gallanti
LIVORNO – Tempo di parole, tante parole, nella portualità nazionale: ovvero di convegni, assemblee, vertici. A guardare il calendario, e gli annunci che piovono da ogni parte, non c’è giorno in cui non si dibatta sulle sorti della portualità e delle sue componenti. Dopo l’Italian Cruise Day c’è stata Assoporti – con una coda che continua anche oggi, vedi il “tavolo” proposto dal presidente Monti – e la prossima settimana tocca a Ital-Med con l’Authority di Livorno come ospite: nel frattempo è toccata ai vertici sulle Autostrade del Mare e al crescente – e rabbioso – dibattito sul P3 Network. Con il governo nazionale che in tutto questo dibattere, sembra al massimo capace di pigolare.
[hidepost]Ne parliamo con Giuliano Gallanti, presidente della Port Authority di Livorno e già presidente dell’associazione europea – una delle tante, forse troppe – dei porti.
Presidente Gallanti, partiamo da Assoporti: lei è intervenuto cercando di spingere una strategia di sistemi addirittura a livello Ue…
“Mi rendo conto che può sembrare utopia, quando non riusciamo a far sistema nemmeno tra porti di una stessa regione, o addirittura all’interno di ogni singolo porto. Eppure bisogna arrivarci, abbandonando il criterio di voler far tutto e tutti, spesso con il risultato di ridurre la remunerazione all’osso. Come al solito ci sono arrivati prima gli scali del nord Europa: se il Mediterraneo non si adegua rischia di essere marginalizzato”.
Lei parla di strategie europee: ma intanto assistiamo all’annuncio di un P3 Network che sembra infischiarsene anche degli stessi aulici progetti europei delle reti TEN-T.
“Ho detto anche in Assoporti che è davvero incredibile vedere ignorati gli indirizzi di programmazione europea da tre dei più grandi vettori mondiali. Premesso che voglio sperare che questo Network venga bocciato dal garante UE della concorrenza, mi chiedo se non si tratti di un’alleanza difensiva contro il crescente assalto dei vettori del Far East; ma anche in questo caso credo che sarebbe stato più opportuno operare di pari passo con la politica dei trasporti della Ue. C’è il sospetto che il P3 voglia favorire più che altro i terminal dei suoi soci: e in questo caso mi aspetterei reazioni molto forti degli altri terminalisti, specie in Mediterraneo.”
Qualcuno dovrà pur muoversi in questa direzione…
“Si stanno già muovendo le grandi associazioni europee degli spedizionieri – e la Spedimar di Livorno è stata tra le prime ad attivarsi – e confido anche nelle lobby degli altri grandi players dei porti a Bruxelles. Da parte mia proporrò il tema anche al prossimo Ital-Med del 15 novembre: sempre con l’obiettivo di arrivare a una strategia condivisa tra porti, che superi la guerra di tutti contro tutti”.
Nobile obiettivo, certo da condividere. Ma se scendiamo nel concreto, come si può sperare di farcela quando questa guerra di tutti contro tutti è anche la prassi all’interno di ogni singolo porto? Facciamo l’esempio di Livorno: sui traffici delle auto, sui ro/ro, sulla cellulosa, per ogni singolo metro di banchina ci sono contenziosi, proteste, ricorsi al Tar.
“E’ vero e per me è mortificante: perdiamo più della metà del tempo che dovremmo dedicare ai problemi strategici a cercare di mediare tra i singoli operatori, tra quelli che voi livornesi chiamate “i pollai”. Perché non c’è visione strategica ma solo quella dell’oggi. E così non si va lontano”.
Per non parlare dell’utopia dei sistemi portuali regionali: dove Carrara e Piombino cercano di togliere traffici a Livorno, La Spezia rosicchia a Genova e a Savona, Salerno insidia Napoli e viceversa, Venezia vuole un mega-terminal containers offshore quando a due passi c’è Trieste già perfettamente attrezzato….
“Torniamo al concetto di partenza: manca la forza di un coordinamento nazionale e anche europeo, che sappia imporsi scegliendo specializzazioni e indirizzi. L’occasione potrebbe essere la riforma della 84/94, ma non certo nei termini proposti dai vari abbozzi che abbiamo letto. E bocciato”.
Presidente, parliamoci chiaro: nel suo stesso porto di Livorno c’è chi sostiene che lei pensa troppo in grande, cioè alle politiche portuali nazionali ed europee, e non riesce a mettere ordine in casa propria, sia per le strategie che per le tattiche giornaliere.
“Livorno è uno strano porto: con una grande e antica tradizione ma con una realtà quotidiana che fa fatica a comprendere appieno quanto stia cambiando il sistema dei traffici marittimi. L’ho già detto: spendiamo grandi energie per sedare liti tra vicini di banchina, mentre dovremmo lavorare tutti insieme per proporci all’altezza dei tempi e di quanto chiedono i grandi players. Ciò nonostante stiamo andando avanti con i dragaggi, la Darsena Europa si avvicina, abbiamo allungato il piano strategico fino al 2023 con la nascita del retroporto a Guasticce e il suo collegamento ferroviario diretto con le banchine. Nei prossimi tre anni investiremo quasi 50 milioni di euro di risorse in gran parte nostre o comunque locali. Forse non tutti i livornesi lo sanno, ma stiamo lavorando malgrado certe resistenze…”
… Che fanno parte, presidente, del Dna labronico. Sa cosa recita uno dei più vecchi detti della Toscana? “Se vuoi far quello che ti pare, vai a Livorno”.
“L’ho sentito dire e l’ho anche sperimentato. Ma per fortuna abbiamo anche qui veri imprenditori che sanno guardare lontano. E sul loro impegno confido molto”.
Antonio Fulvi
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