ROMA – Mettiamola così: chi ci capisce davvero è bravo, anzi bravissimo. Mi spiego: da una parte la commissione parlamentare del Senato va avanti – faticosamente – su una bozza di riforma della legge 84/94 che appare e scompare a cicli carsici ogni volta con cataste di osservazioni che a loro volta cambiano, rientrano, si modificano o spariscono a seconda di quanto appaiono preoccupanti le minacce di altri provvedimenti in discussione a Bruxelles; dall’altra c’è il ministro delle Infrastrutture e Trasporti in carica, persona peraltro che non sembra meritare l’appellativo di “pazzo” di recente elargita da Berlusconi all’allora suo ministro Tremonti, il quale ha lanciato la promessa di una riforma portuale tutta diversa e più che rivoluzionaria, contro la quale vengono di continuo sparate bordate di critiche. Si veda l’intervento di Sommariva in questa stessa colonna.
Per leggere l'articolo effettua il Login o procedi alla Register gratuita.
Sarebbe proprio l’Italia che dovrebbe sviluppare una nuova logistica. L’Italia, circondata dal mare, con fiumi e canali esistenti o non terminati (Venezia-Padova), che portano il mare nel retroterra, ha i presupposti per trasformarsi e di spostare il traffico merci sulle idrovie interne e sulle autostrade del mare, già dotate d’infrastrutture portuali. Bisogna modificare lo sviluppo del secolo scorso dovuto ai nomi Agnelli e Pirelli. La classificazione come progetto TEN-T della linea ferroviaria Berlino-Palermo con la galleria del Brennero (BBT) avvenne ancora prima dell’invenzione dell’idrovia transalpina Danubio-Tirol-Adria. La nave è il mezzo di trasporto più ecologico ed economico per gran parte dei beni e quindi di grande importanza per lo sviluppo in Italia e in Europa.