Trecentomila Tir fermi secondo Trasportounito
Cento presidi in tutta Italia con invito a “rispettare le indicazioni delle prefetture”

Maurizio Longo
ROMA – Trasportounito e i “forconi”, con altre sigle minori della protesta, hanno portato avanti nei primi due giorni del blocco dei tir la loro protesta con iniziative molto differenziate: molta tensione ma nessun sostanziale boicottaggio nei porti, blocchi stradali più o meno “pacifici” sulle autostrade e alle loro uscite, con un massiccio schieramento delle forze dell’ordine per evitare limitazioni dei mezzi che non hanno aderito alla protesta. L’impressione è – almeno per la prima parte della protesta – che lo scontro sia stato più che altro mediatico, con pesanti accuse da parte dei vertici di Trasportounito al governo (contestata l’autorizzazione a far circolare i tir anche domenica dalle 18) e con le contro-accuse di altre organizzazioni del settore, in particolare CNA-Fita, che sarebbero state anche minacciate fisicamente nelle persone di dirigenti siciliani per non aver aderito.
[hidepost]Anche Confindustria è intervenuta dalle sedi periferiche invitando i camionisti a non aderire al fermo.
A Bari nella prima giornata di protesta c’è stato il blocco “pacifico” dei tir sulla tangenziale, con distribuzione di manifestini agli automobilisti di passaggio. Secondo Trasportounito e il suo segretario generale Maurizio Longo sono stati attuati almeno cento “presidi” su tutto il territorio nazionale. E Longo ha voluto prendere le distanze dalle altre sigle, fuori dal comparto dei trasporti (forconi eccetera) che hanno anch’esse protestato. “Se in contemporanea al fermo altre categorie economiche e movimenti del paese, per ragioni condivisibili – ha detto Longo – hanno deciso di manifestare, ciò non è di competenza né di responsabilità diretta di Trasportounito”. Sempre secondo Longo e la sua associazione, sono stati più di 300 mila i tir fermi con un’adesione del 90% delle aziende di trasporto merci e con quasi 20 mila persone mobilitate nei punti di concentrazione autorizzati. L’associazione ha raccomandato – conclude una nota – agli associati “il pieno rispetto delle indicazioni delle prefetture”.
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