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La ferrovia per rilanciare l’interporto di Livorno

LIVORNO – Prendiamolo, se credete, come un regalo dell’ormai prossima Befana: il famoso, sospirato e sotto certi aspetti “famigerato” scavalco ferroviario che dovrà consentire il collegamento diretto tra le banchine del porto di Livorno e l’interporto (ormai retroporto) Vespucci di Guasticce.
[hidepost]Sottolineo se ci credete, perché la vicenda ha almeno sette anni: tempi quasi normali per la burocrazia delle istituzioni nazionali, tempi illogici o addirittura criminali per i paesi normali. Da sette anni il Vespucci ha un terminal ferroviario – che fu anche inaugurato in pompa magma – e da sette anni ci sono passati solo treni fantasma o quasi. Il tutto perché, fondamentalmente, Trenitalia Cargo non ha trovato clienti che valesse la pena di servire con i suoi convogli. Oppure – e l’altra versione, peraltro non alternativa – perché il collegamento con il porto è difficile, costoso e fa perdere un sacco di tempo. Occorre, appunto, lo “scavalco”, una specie di ponte ferroviario che eviti la rottura di carico del Calambrone e riallacci le linee esistenti. Semplice: ma costoso in termini economici e complicato in termini burocratici.
Adesso c’è – diamogliene atto – una forte accelerazione alla cosa. Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, raccogliendo “il grido di dolore” del porto, è riuscito a sbloccare a Bruxelles un finanziamento che sembra a rischio (“aiuti di Stato” o simili) ed ha anche varato un primo sbruffo di 7 milioni per la progettazione e l’avvio dell’intera opera. A Firenze hanno firmato, subito prima di Natale, tutti gli enti locali interessati: ed era ora, perché c’erano stati anche alcuni residui di resistenze in fatto di conflitti di competenza. Cose da ordinaria Italia delle autonomie.
Tutto fatto? Piano: se è vero che i protocolli, gli accordi e il “fare squadra” sono uno dei problemi, anche passare dalla carta ai fatti è complicato. Ma il Vespucci è diventato la scommessa sia per il porto, sia per la Regione Toscana, sia anche – diciamolo chiaro e tondo – per il nuovo corso del Monte dei Paschi, che vi ha investito molto ed ha sottoscritto di recente un nuovo aumento di capitale. Sono fatti noti, che annodati l’uno all’altro indicano come siamo davvero all’ultima spiaggia. Qui si fa la ferrovia – parafrasando una celebre frase garibaldina – o l’interporto/retroporto muore.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
28 Dicembre 2013

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