LIVORNO – Se n’è parlato molto, in questi ultimi tempi. E a tutti i livelli: dal ministero delle Infrastrutture fino agli uffici romani dell’Agenzia delle dogane, con interventi locali fino alla massima autorità rappresentativa dello stato, il prefetto Tiziana Costantino, che si è spesa con decisione e coraggio. Perché si è trattato – e ancora si tratta – di ottenere una cosa pressoché fuori da ogni norma dalle burocrazie incrociate nazionali e locali: ovvero l’autorizzazione a trasferire uno “scanner” mobile dall’interporto Vespucci di Guasticce – dove non è praticamente utilizzato – alla Darsena Toscana del porto, dove invece serve come il pane.
Storia emblematica, quella dello “scanner”. Che vale la pena di sintetizzare, a conferma di come a volte le cose semplici possano diventare complicatissime – quasi un pantano di sabbie mobili – non tanto per le singole volontà quanto per l’intreccio di norme e di “visti” necessari.
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