A Genova tutte le demolizioni?
Il consorzio che fa capo al cantiere San Giorgio ha già tutte le carte in regola e rischia di frustrare nuovamente le aspirazioni di Piombino – Le norme UE
GENOVA – Il rischioso ma brillante trasferimento del relitto della Concordia si è concluso nel migliore dei modi: con il meteo – la principale incognita – che alla fine ha dato una mano limitandosi a innocue burraschette e con la trionfale accoglienza in avamporto.
[hidepost]E adesso parte il business della demolizione: quello che i toscani ritengono essere stato loro sottratto, dopo le tante speranze che aveva acceso anche il governatore della Regione su Piombino.
Gabbato da Genova per il grande relitto, Piombino rischia adesso di essere nuovamente gabbato sul business delle demolizioni navali: in particolare di quelle militari che aspettano solo la designazione ufficiale del sito dove trasferirsi per la fine. E ancora una volta è Genova a farsi sotto. Lo ha confermato anche un servizio de Il Sole-24 Ore dove si è detto chiaramente che il consorzio genovese che demolirà la Concordia, formato dalla San Giorgio del porto e dalla Saipem, si è già formalmente candidato per diventare il polo portuale italiano per le demolizioni navali. “Abbiamo impegnato prima ancora che si profilasse l’affare Concordia – ha detto Ferdinando Garrè, al timone del consorzio Genovese – un milione di euro tra studi, iscrizione all’apposito albo dei demolitori navali, certificazioni RINa, certificazione Aia sullo smaltimento dei rifiuti speciali, panne antinquinamento ed altro materiale”. Il cantiere San Giorgio, che ha un’alta specializzazione in ristrutturazioni e refitting navali, ha anche potenziato il suo organico con uno staff guidato da un ingegnere “ambientale”. L’Unione Europea sta già per varare (forse alla fine dell’anno prossimo) un albo ufficiale dei demolitori autorizzati. E l’anno prossimo dovrebbero entrare in vigore le norme del regolamento già approvato a Bruxelles per obbligare gli armatori europei a demolire in Europa. In sostanza, Genova ritiene di essere pronta. E Piombino rischia di nuovo di arrivare in ritardo.
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